Giunto al terzo album, il musicista francese Axel Monneau (ovvero Orval Carlos Sibelius) sembra aver trovato la giusta chiave per mettere insieme le sue velleità pop-beat e le avventurose pagine di psichedelia anni 70. “Super Forma” è un album che si può definire nostalgico o retrò, ma dietro il citazionismo, a tratti scomodo, si cela una ricerca e un gusto spesso stimolante e creativo; nulla che non sia stato già detto dall’orda cospicua di revivalisti della trance allucinogena, ma le leggere incursioni noise e il virtuosismo figlio del progressive inglese impreziosiscono il tutto.
Sibelius elabora molte situazioni culturali e sonore per sviluppare una lodevole quantità di stimoli folk, prog, kraut e perfino dark-gothic: le sperimentazioni con la sua band collaterale Centenaire (un misto di Codeine, Joy Division, Cure, Black Sabbath e For Carnation) approdano sulle sponde psych-folk di “Super Forma” e regalano un'originale pagina di post-rock futurista in “Archipel Celesta”. Innegabilmente Orval sembra apprezzare la complessità degli eroi del progressive inglese, le morbide e favolistiche sonorità di “Bells” potrebbero benissimo uscire dai Genesis di “Foxtrot” e la mini-suite di “Super Data” omaggia King Crimson e Gentle Giant senza alcun timore.
Sono comunque le ottime intuizioni pop e beat quelle che offrono emozioni più immediate: il riff contagioso di “Desintegração“e il twist stravagante di “Asteroids” (da science-fiction televisiva) sono un distillato puro di emozioni sixties capaci di strappare un sorriso anche ai più distratti e annoiati. L’attenzione di Orval Carlos Sibelius per le suggestioni del rock anni 70 sono in verità credibili e mai eccessive; “Spinning Round” mette insieme folk e Canterbury sound, “Cafuron” si spinge nei meandri dell’avanguardia evocando Fripp, Eno e Cluster, e tutto avviene senza che lo spettro della noia e della prevedibilità riesca a inficiare l’ispirazione e la struttura delle canzoni.
“Super Forma” rispetta la formula dei dischi anni 70, con un crescendo di atmosfere sempre più complesse e articolate: le armonie pop che danno enfasi alla triade iniziale si ornano di vesti sonore più ambiziose ed eteree (“Huong”) che provano a donare stile alla conclusiva tentazione folk-pop di “Good Remake”, prima di affrontare la sfida dell’ethno-rock nella traccia fantasma.
Il terzo capitolo discografico dell’artista francese è una conferma delle buone doti creative di Orval Carlos Sibelius, un musicista capace di evocare la stagione d’oro della psichedelia inglese con buon gusto e perizia. Seguendo le gesta di Jacco Gardner e Julien Pras, offre un altro capitolo di rilievo del revival psichedelico.
11/02/2014