Nati nel 2010 a Montreal i PDM li avevamo già incontrati nell’ottima antologia “
The End Of Civilization”, curata, sempre per
Mannequin, da
Mushy. Il progetto canadese era già diventato allora un piccolo culto fra gli appassionati di synth-pop – minimal wave con un paio di 45 giri, ormai assestatisi su prezzi da collezionisti, che mostravano una cifra stilistica fresca, lontana da citazionismi polverosi e capace di un forte impatto emotivo. Questa
release omonima è il loro primo Lp di debutto, uscito a fine 2013 quasi fosse un regalo di Natale, e riconferma pienamente quanto ci si fosse aspettati da loro.
Francofoni come i loro colleghi
Automelodi, Francis, Anouk, Fred e Cristine ricamano sceneggiature geometriche e futuristiche. Immersi in un sottofondo urbano isolato dalla realtà, danno vita a una musica che reinterpreta i sentimenti e le angosce di Metropolis quanto dell’orwelliano 1984. Se i primi pezzi di apertura, “Dernière Chance” e il seguente “Un Temps Pour Chaque Chose” si dimostrano dei piccoli gioielli di composizione classica, è dall’inizio di “Nuit (1991)” che assistiamo alla vera forma del suono. Siamo spettatori e vittime affascinati di racconti scritti sotto le mille luci di una fabbrica immersa nell’inverno nucleare. La meccanica epidermica di The Normal, la geometria sintetica di Martial Canterel e l’incubo radioattivo dei Rational Youth si fanno avanti come ombre fondanti di un disco che gioca con i paranoici ritmi di “Nuit” e “La Forme” per poi scavare nelle distorsioni emotive di “Le Périmètre Des Fossoyeurs” o arrampicarsi sui cieli color – canale – morto di “Ta Fin Du Monde”, rassegnata lettura di una fine.
Si delinea così un melanconico e rassegnato corpus di racconti in bianco e nero, una serie di tragici e splendidi disegni umani che trovano la loro quiete nella sintesi delle finali “Demain” e “Je Serai Là Encore”. Qui la sintesi rappresenta l’apertura verso un orizzonte senza stelle, immerso nel nero. Uno spazio descritto da synth cosmici e da voci sempre più rarefatte, che si trattengono a terra grazie solo a drum machine nervose, ulitimi spasimi di un cuore prima di un addio.
Un debutto quello dei PDM di grande intesità e maestria, uno dei pochi dischi del suo genere ad aver inciso qualcosa di profondo nello scorso 2013, ricco ormai di tanti tantissimi cloni.
13/01/2014