Si può essere dj a livello internazionale se si bazzica nel sottosuolo italico? Pare non sia ancora così semplice tanto che, come accade con le "fughe di cervelli", anche i musicisti esportano le arti fuori i confini del Belpaese. E' il caso di Stefano Miele, in tasca una laurea in letteratura cinese e nelle corde una passione smodata per la musica tutta.
Troppo stretta la Campania per lui: Londra prima, dove si trasferisce nel 2008, e Dalston poi, sono le basi anglosassoni da cui partire nella produzione di sei album, di un'etichetta discografica (la Snatch! appunto), collaborazioni con producer internazionali (spicca Fatboy Slim) e remix (The Gossip tra gli altri).
Stiamo ascoltando club music mainstream, un mix nemmeno poi tanto ricercato di Fatboy Slim, Groove Armada, Gotan Project, Moby. "Hand In Hand" è un insieme di quattordici tracce easy listening, a metà tra un salto nel Fabric di Londra e una cucina a modo di un ristorante cool di NYC.
Accompagnato da Rssll - sue le maggiori featuring alla voce - il disco si muove attraverso arie mobyane ("Kill Me", "Detox Blues"), colorati carnevali di casa Fatboy Slim ("Nobody's Fool") con un tocco di beat sixties ("Am I Not Alone") e il tropicalismo dei primi Groove Armada ("We Got This Thing", "Upside Down) mescolato a un disco-funky ormai datato ("Hand In Hand"). Non mancano collaborazioni nostrane con il remix di "Si è spento il sole" versione Capossela e la "sudamericana" "No Man's Land", interpretata da Carmen Consoli con base "pasionaria" de "La Revancha Del Tango".
Come si valuta un'esecuzione di un compito rispetto a una soluzione di un problema? Dipende da come è stato svolto, chiaramente; "Hand In Hand" è esecuzione lineare di suoni esistenti, sentiti, riascoltati ma non per questo lontani da un sufficiente dose di talento che permette di rendere apprezzabile il lavoro del producer napoletano.
17/11/2013