Rokia Traore'

Beautiful Africa

2013 (Nonesuch)
afro-pop

E' nato in condizioni tutt'altro che ideali, l'ultimo lavoro della cantautrice e polistrumentista maliana Rokia Traoré, costretta ad abbandonare (si spera provvisoriamente) il suo Paese a causa del conflitto interno che da tempo lo affligge, e a spostarsi in quel della capitale francese per concepire con maggiore tranquillità il seguito dello splendido “Tchamantché”, uscito ormai già un lustro fa. E già gli antefatti svelano molto della realizzazione e delle tematiche incluse in “Beautiful Africa”, quinta fatica sulla lunga distanza per quella che a tutti gli effetti è un'ambasciatrice del Mali in giro per il mondo.
Pur grondante di rispetto e di profonda considerazione per la cultura e i retaggi della propria terra, fatto che per altro non ha mai mancato di sottolineare in ogni sua fatica, adesso la musicista di Bamako, non fosse anche per la lontananza obbligata, lo incanala in una forma di meticciato sonoro che guarda al rock (ma verrebbe da dire alla musica “occidentale” nel senso più lato del termine) come un alleato, il “gigante” sulla cui spalla poggiare per allargare la propria visione. Quel che ne deriva è pertanto un disco dal respiro fortemente internazionale, un abbraccio al mondo foriero di stimolanti contaminazioni.

Analogamente a quanto successo di recente per Bombino (ironia della sorte, compagno di etichetta della stessa Traoré), è l'incrocio di intenti, lo scambio di idee con un produttore reclutato appositamente per l'occasione a contribuire al buon esito dell'impresa. E se nel caso del nigerino a metterci lo zampino è prezzemolino Dan Auerbach, oramai con le mani in pasta un po' dappertutto, in supporto alla Nostra arriva invece John Parish, storico collaboratore di PJ Harvey e stimato producer, a dare l'impronta vincente al progetto. Aggiungiamo poi che in qualità di musicisti figurano Stefano Pilia dei Massimo Volume e Sebastian Rochford dei Polar Bears, assieme a tanti altri, si palesa chiaramente sin dalle intenzioni il respiro globale dell'album.
Lo n'goni è quindi primattore tanto quanto lo è lo spettro classico chitarra-basso-batteria, il canto è affidato tanto al bambara, quanto al francese e all'inglese, i quali spesso si cedono il passo all'interno dello stesso brano. Accanto alle note dolenti di una canzone più classicamente pop quale il singolo di lancio “Mélancolie”, la voce di Rokia si abbandona così a lunghe invocazioni che portano con sé i venti del deserto e l'immensità delle dune (“N'téri”), intime nostalgie di quotidianità maliana (“Everyday dressed like a queen, women in Bamako are beautiful”, racconta con disarmante delicatezza nella conclusiva “Sarama”) si succedono a gustose e trascinanti ritmiche afro, specchio di una speranza che non smette mai di ardere, anche nelle condizioni più difficili (l'esuberante title track).

In fondo, andando oltre i (significativi, va detto) cambiamenti di rotta, dribblando con accortezza le nuove fogge pop che tirano a lucido (ma con assoluta classe e grande senso di riappropriazione) gli inebrianti aromi folk della madrepatria (evidenti specialmente nel trittico iniziale), quanto si riesce è osservare è un'anima che in fondo è sempre rimasta la stessa, fascinosa e preziosa custode di un'eredità culturale ansiosa di schiudersi agli occhi del mondo, di diffondere il proprio messaggio ai quattro venti.
C'è chi nei territori occupati dai dissidenti islamici ha voluto decretare la musica un mezzo di blasfemia: non resta che augurarsi che questo a breve, assieme a tutto quel che ha scatenato un'ondata simile di estremismi, sia soltanto uno spiacevole evento del passato. E che l'anima combattiva dell'artista possa tornare a calcare l'amato suolo natio, parte di quell'Africa che proprio non si esita a riconoscere in tutta la sua maestosa bellezza.

29/06/2013

Tracklist

  1. Lalla
  2. Kouma
  3. Sikey
  4. Ka moun kè
  5. Mélancolie
  6. N'téri
  7. Tuit tuit
  8. Beautiful Africa
  9. Sarama


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