Sin Fang

Flowers

2013 (Morr Music)
alt-folk, pop

Messi a dormire i Seabear in una notte polare che dura da un paio d’anni buoni, pare che il genietto islandese Sindri Már Sigfússon si sta dedicando anima e corpo al suo progetto parallelo Sin Fang, che nel 2011 aveva trovato una prima provvisoria quadratura nell’album “Summer Echoes”. Sindri, è bene dirlo subito, già da tempo può appiccicare sulla propria carta d’identità musicale l’etichetta di “Beck islandese” coniata da Rolling Stone, e grazie a questa ha ottenuto attenzione mediatica anche ai suoi più laterali e prescindibili ep.
Sin Fang, nato come costola semi-autarchica dei folkeggianti e impressionisti Seabear, pareva essere agli inizi (“Clangour”, a nome Sin Fang Bous, è del 2009) una deviazione sperimentale, tecnologica e volutamente bizzarra, poi è rientrato su binari maggiormente canonici e “seabeariani”, lasciando l’incertezza sulle prossime mosse del suo creatore Sigfússon e sulla foggia dell’immancabile barba che esibisce (sempre più rigogliosa) su ogni copertina.

“Flowers”, terzo album in uscita per la berlinese e scandinavofila Morr Music, ci presenta in effetti un nuovo volto – decisamente più pop, vigoroso e accessibile – della musica di Sindri (a prescindere dalla barba...). Abbandonato ormai del tutto l’approccio quasi naif degli esordi (scordatevi le oblique e qua e là stranianti mezze tinte bucoliche dei Seabear!), Sin Fang è inevitabilmente finito tra le grinfie dell’esperto Alex Somers, produttore e sodale del leader dei Sigur Ros Jónsi.
Inevitabilmente perché, in fondo, la poetica sognante e atmosferica di Sigfússon già agli esordi pareva condividere parecchi cromosomi stilistici con i celebri compatrioti e – l’Islanda è piccola – le strade prima o poi si dovevano incrociare.

Già l’iniziale “Young Boys”, con la sua ritmica franta e placidamente ingombrante e con la sovrapposizione di cori, voci, echi, rumori e samples strumentali, non può che ricordare le complesse architetture imbastite da Somers e Jónsi per il suo album solista “Go”. Sindri di suo ci mette quell’innata capacità di intessere ritornelli circolari, stralunati e cantabili al tempo stesso che conosciamo dalle produzioni precedenti, ma anche in un pezzo più dinamico e geometrico come la successiva “What’s Wrong With Your Eyes” è evidente come l’idea di fondo del nuovo Sin Fang sia ormai ben lontana dal folk e spinga invece sul pedale di un pop dai solidi pilastri tecnologici, in cui ogni spazio vuoto è riempito di morbidi arabeschi sonori, dove synth e inserti d’archi e fiati convivono nello stesso elaboratissimo tessuto e persino la voce di Sigfússon non è mai apparsa così formalmente levigata.

Con onirica e calcolatissima grazia, Sin Fang coglie i numeri migliori fra la delicatissima e suadente solennità di “Look At The Light”, il romanticismo della mesta ed emozionante “Feel See” e il battito impetuoso e corale di “Catcher”, cercando espedienti formali per rendere le sue canzoni ad un tempo immediate e inafferrabili: promette solenni crescendo e li fa svanire nell’aria, si interrompe e riparte, spoglia la voce e la ricopre di glassa, scioglie miele negli archi e lo distilla in cori beachboysiani, spezzando e ricomponendo frammenti pop di suggestiva emotività. 
Il rischio – quello di imitare i luccicanti sipari zuccherini degli ultimi Coldplay – è appena dietro l’angolo (e “Not Enough”  possiede tutto il corredo di chitarre e melodia per omaggiare Chris Martin), tuttavia Sindri e Alex sembrano tenere ben saldo il timone sonoro di “Flowers”, dosando con intelligenza gli ingredienti e concedendosi anche una piccola imprevista fuga elettrica nella muscolare three minute song “See Ribs”, che sembra rubata ai Radio Dept. o ai Cats On Fire.

Niente più colori pastello insomma, nessun etereo paesaggio acustico, niente più spontaneismo artigianale: i “Fiori” di Sin Fang crescono in una serra postmoderna, illuminati da una luce tanto calorosa e costante quanto artificiale, concimati e curati da abilissimi giardinieri, intrecciati in ghirlande multicolori pronte a stupire gli occhi del pubblico.
Rispetto al passato qualcosa forse si è perso, e non tutto convince nei dieci episodi dell’album, ma Sindri non è un artista che ama stare con le mani in mano e ci spiegherà senz’altro che questa non è che una fase della sua inarrestabile evoluzione. E noi, considerando il suo indiscutibile talento, non potremmo in fondo che dargli fiducia ed aspettare la sua prossima metamorfosi.

23/01/2013

Tracklist

  1. Young Boys
  2. What's Wrong With Your Eyes
  3. Look At The Light
  4. Sunbeam
  5. Feel See
  6. See Ribs
  7. Catcher
  8. Everything Alright
  9. Not Enough
  10. Weird Heart

Sin Fang sul web