Sky Ferreira

Night Time, My Time

2013 (Capitol)
pop-rock, noise-pop, synth-pop

Sembrava destinata a diventare la nuova Britney Spears, ma le cose non sono andate esattamente in questo modo. Certo, c'era tutto affinché si parlasse in breve della nuova popstar scala-classifiche, con uno stuolo di autori e produttori pronti a firmarle pezzi dal successo garantito. Ma Sky Ferreira si è impuntata: ben poco disposta a sottostare alle logiche di un mercato che l'avrebbe estromessa da qualsivoglia controllo sulla propria carriera, e desiderosa di fornire al suo pubblico i frutti reali del proprio lavoro, ha finito per venire ai ferri corti con la Capitol, al punto che, brevi Ep e singoli a parte, la fatidica data d'uscita del suo primo album sembrava dover essere rimandata all'infinito.
Un atteggiamento da punk nell'epoca dei social network insomma, che si è accattivato le grazie degli hipster di mezzo mondo, e di personalità di rilievo, pronte ad applaudire alla sua etica artistica (da Shirley Manson a Dev Hynes, co-responsabile del suo tormentone “Everything Is Embarassing”). Suscita ben poca sorpresa quindi che, tra le altre cose (non ci soffermeremo a parlare di questioni che appartengono più al gossip che ad altro), abbia finito nel tramutarsi in un buzz considerevole attorno al nome della statunitense, a livello che l'agognata uscita di “Night Time, My Time” ha messo sull'attenti i principali canali d'informazione. La macchina dell'hype ha portato a termine ancora una volta il suo lavoro.

E adesso che abbiamo finalmente tra le mani questo disco così atteso, cosa ne possiamo ricavare? Beh, parecchie cose, in tutta sincerità. Innanzitutto, che i timori della Capitol erano tutt'altro che infondati: al di là di qualche brano, i dodici pezzi inclusi nel disco mostrano in tutto e per tutto l'attitudine anti-commerciale (sia inteso nella maniera più neutra possibile) della Ferreira, il suo rifiuto al compromesso. Mica facile, per un'etichetta in cerca di guadagni, venire a patti con la cocciutaggine di una potenziale superstar. Ma vi è dell'altro.
Con tutti i brani co-scritti dalla stessa Ferreira, e un nuovo gruppo di collaboratori a darle manforte, il lavoro riflette le esperienze e le delusioni dell'ultimo biennio, ne diventa lo specchio più fedele: ne consegue un disco cupo, sovente introverso nei testi e nervoso nel sound, a cui risponde una copertina a firma Gaspar Noè, la quale, piuttosto che sensualità, suggerisce profonda inquietudine e fragilità. Laceranti contraddizioni insomma, frutto di un'indole che nel giro di un solo biennio ha finito col passarne di cotte e di crude.

Peccato però che a un personaggio del genere ancora manchino realmente i numeri per effettuare il salto di qualità: certo, siamo ancora al primo disco ed è lecito aspettarsi un'ulteriore maturazione da parte della musicista, ma l'abbandono della vacua levità electro dei primi singoli a favore di un bouquet stilistico più raffinato e stimolante lasciava correre seriamente l'immaginazione. Ed è ironico in fondo, che i momenti migliori dell'album coincidano con gli episodi di maggiore spoliazione sonora: “I Blame Myself”, aspra (auto)critica retta da un minimale tappeto synth, e “24 Hours”, il pezzo che una come P!nk avrebbe sempre voluto possedere nel suo carniere,  svettano con agilità grazie alla loro immediata riconoscibilità melodica, ad una grammatica che realmente lascia il segno. Aggiungiamoci poi le bordate synth-noise di “Omanko”, dichiarato omaggio ai Suicide, e si chiude una tripletta di brani che, nel bene e nel male, rende merito a cotanto chiacchiericcio.

Per il resto però, la voglia di mostrarsi cresciuta, di tagliare i ponti con la sedicenne che è stata, prende il sopravvento: la foga nel voler stupire, nel presentarsi maturata, la porta quindi ad allargare a dismisura il proprio ventaglio stilistico, ma a non curare nello stesso modo l'aspetto più importante, e cioè la scrittura. Quando la butta in caciara, assecondando il suo istinto più punk, Sky non va poi così lontana dalle schermaglie soniche degli Sleigh Bells, con i quali sembra quasi condividere l'intento di donare nuove spoglie al mainstream più becero (“Ain't Your Right”, “Boys”). A sfruttare invece la vena pop-rock, passione coltivata a fianco del suo compagno (Zachary Cole dei DIIV), emerge il ritratto di una riot-grrrl in erba, sicuramente motivata nel dire la sua, ma ancora acerba nel catalizzare il tutto in un'espressione artistica di reale valore (“Nobody Asked Me (If I Was OK)”, “Heavy Metal Heart”).

Non mancano poi inattese sviate dal tracciato principale (“Love In Stereo”, insospettabilmente pacata nel sound e nel cantato, ma fin troppo ciondolante nel decorso), e tanti simpatici trucchetti per non far calare la palpebra. L'impressione però, è che la Ferreira sia stata colta dalla smania di voler dire tutto e subito, di non aver aspettato che le idee trovassero risvolti più convincenti, ad un talento dalle grandi speranze: un po' paradossale, visti i tempi “biblici” per la pubblicazione del disco.
Ha fiuto Sky, e la personalità necessarie a essere una grandissima. Si farà, con il tempo.

12/12/2013

Tracklist

  1. Boys
  2. Ain't Your Night
  3. 24 Hours
  4. Nobody Asked Me (If I Was OK)
  5. I Blame Myself
  6. Omanko
  7. You're Not The One
  8. Heavy Metal Heart
  9. Kristine
  10. I Will
  11. Love In Stereo
  12. Night Time, My Time


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