Alexis Krauss e Derek Miller, in arte Sleigh Bells, tornano a poco più di un anno da “Reign of Terror” con la sua diretta prosecuzione, “Bitter Rivals”. Come da copione (vedi seconda facciata del disco predecessore), il sound dei due prosegue la discesa verso il mainstream sotto mentite spoglie, ma con qualche svarione di registro e produzione.
Stavolta la voce della Krauss si fa udire, tanto da competere con i volumi spropositati di chitarra, i colpi enfatici della base elettronica sincopata (“Sugarcane”), i sintetizzatori truzzi e strillanti (la title track, in staffetta con il pop Michael Jackson-iano). Il remix reggaeton di un urlo riot-grrrls di “Minnie” ricorda i primi due dischi, ma vi aggiunge punte di caos distorto e forti sovratoni da pornostar. Idem per il pop alla Janet Jackson di “Sing Like a Wire”, dilaniato da un refrain isterico foxcore e dai tuoni della sezione ritmica.
Vi è un album nell’album, o meglio un progressivo appianamento commerciale, in una triade di brani: fulmini di tastiere alla Jim Steinman in “Tiger Kit” scuotono un frenetico roots-rock elettronico cantato da una svampita Mariah Carey. “To Hell with You” ne è la versione amabile (per i loro standard), con tanto di tastiere che imitano colpi d’orchestra. “Love Sick” è persino ancor più svenevole, sebbene non abbandoni del tutto le schitarrate metal-punk.
Il momento della ricerca è invece affidato a un paio di brani sul finire del disco. “You Don’t Get Me Twice” è più un patchwork che canzone: assalti verbali alla M.I.A., chitarra acustica, armonie vocali sovrapposte, power-blues Led Zeppelin, mentre in “24” il riff di “Sweet Child O’ Mine” dei Guns’N’Roses suonato a doppia velocità avvia un’incursione nel dream-pop sofisticato.
Oscilla tra ripetitività furba, già sentito e faciloneria questo non-album imbastardito senza inizio né fine, ma ha anche un occhio per la detonazione atomica e la sperimentazione controllata, e chiarifica una missione ben più umile del sound caciarone che la sponsorizza: dare nuovo spolvero alla forma-canzone orecchiabile. Si prende o si molla, ma anche lasciandolo si rimane appiccicati a brandelli di agghiacciante divertimento. Mixato da Andrew Dawson, qui terzo componente, già ingegnere monstre dietro le migliori magie dei dischi di Kanye West.
20/10/2013