Bronx

IV

2013 (ATO)
pop-punk, hard rock

Nel 2006, quando "II" arrivò nelle redazioni dei magazine italiani speciazzati nella musica più frastornante, in molti si trovarono impreparati davanti ai losangelini The Bronx. Il primo disco con una distribuzione decente, grazie soprattutto a un contratto nuovo di zecca con la Wichita Recordings, non era certo il primo disco dei quattro - come del resto anche il titolo lasciava intuire - ma in molti si trovarono spaesati davanti a questo nome "mai sentito". Peccato. Soprattutto perché, dopo aver ascoltato un paio di volte anche quest'ultimo quarto capitolo della loro personale saga, quello che emerge in maniera sostanziale è che i The Bronx il meglio della loro produzione lo hanno sfornato tra il 2002 e il 2003, quando a filarseli era solo qualche punk-rocker parecchio attento alle nuove "variazioni su tema". Quelli ai quali, per intenderci, se dici Gay For Johnny Depp non pensano a YouPorn.

A un primo ascolto si potrebbe affermare, senza starci a girare troppo intorno, che la parentesi discendente dei The Bronx sia stata intrapresa quando il cantante Matt Caughthran e i suoi disgraziati compagni hanno deciso di iniziare a scimmiottare gli svedesi The Hives. Da lì al peggio non c'è mai stato fine. Ballate svenevoli, proto-singoloni, riff hard rock vecchi come il cucco. E sì che non ne avrebbero avuto affatto bisogno.
Il dono della melodia, infatti, li aveva già graziati in un modo del tutto particolare (si ri-ascolti in questo senso il primo singolo "False Alarm") senza bisogno di cedere a stratagemmi da dancefloor rock di periferia. Ma evidentemente un background fatto di New York Dolls e Misfits (qualcuno all'epoca tirò fuori persino i Black Flag) non gli è sembrato più abbastanza e dal secondo capitolo del loro libro hanno provato a rifarsi con una rinnovata verve cazzona: turbanti, costumi da mariachi e divise da poliziotto nelle foto promozionali e un sound incalzante ed ebbro sui dischi.

"IV" continua, senza macchia e senza paura, su questa direzione. Due o tre canzoni del cd in questione sono una botta clamorosa, diretta ed efficace e, soprattutto se non si ha superato la soglia dei venti anni di età, qualcuno potrebbe persino nominare invano i Trail Of Dead. Sul serio, sentendo solo quelle "IV" sembrerebbe costringere l'ascoltatore a far girare l'intero disco fino alla sua fine. Ma già da "Style Over Everything" e "Torches", passando per "Life Less Ordinary" e il plagio di "Along The Ride", viene meno la summa di tutto ciò che vuole dire fare musica punk dal Settantasette a oggi e "IV" si trasforma nel mero tentativo di sfoderare almeno un buon singolo orecchiabile per far muovere un po' di natiche o di sentimenti, proprio come i Lit, gli Avenged Sevenfold, i The Rasmus. Ma a questo punto meglio dare un'altra chance ai copia-incolla dei Jet, che queste mosse le hanno sempre sapute fare.

20/02/2013

Tracklist

  1. The Unholy Hand
  2. Along For The Ride
  3. Style Over Everything
  4. Youth Wasted
  5.  Too Many Devils
  6. Pilot Light
  7. Torches
  8. Under The Rabbit
  9. Ribcage
  10. Valley Heat
  11. Life Less Ordinary
  12. Last Relevation


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