The Duckworth Lewis Method

Sticky Wickets

2013 (Divine Comedy Records)
cricket-pop

Quattro anni dopo Neil Hannon (Divine Comedy) e Thomas Walsh (Pugwash) ritornano sul luogo del delitto: i promessi venti anni di attesa per il secondo capitolo sul cricket sono svaniti nella pioggia irlandese che ha costretto il duo a computare col Duckworth Lewis Method (il metodo di calcolo del punteggio finale di una gara di cricket sospesa per pioggia o mancanza di luce) il tempo necessario per ritornare in campo.
Le vendite non eccellenti, ma inattese, per un album di silly-pop-songs devono aver stimolato il lato perverso dei due musicisti: giocare con la musica è come giocare a cricket, pochi colpi ben assestati e un pubblico in vena di distrazione offrono infatti garanzia di vittoria.

“Sticky Wickets” tradisce gradevolmente tutte le attese: rinunciando alla logica del perfect-pop e inoltrandosi nelle rischiose lande del nonsense alla Monty Python. Come già anticipato dal primo singolo “It’s Just Not Cricket”, le tentazioni pop sono pre-britpop: Beatles, Kinks e Electric Light Orchestra demarcano il confine ideologico su cui si adagiano cori da stadio in un'orgia di ritornelli da continuare a intonare nella più vicina osteria.
Quando Neil e Thomas si videro strappare il premio Ivor Novello da Paolo Nutini devono aver tirato un sospiro di sollievo, e non c’è alcun dubbio che in “Sticky Wickets” facciano di tutto per evitare una nuova nomination, bisogna attendere il quarto brano “The Umpire” per ascoltare delle raffinatezze melodiche, mentre altrove ci si trastulla con disincanto.

Immaginate “Yellow Submarine” riscritta da Frank Zappa e i Mothers Of Inventions e prodotta da Jeff Lynne, e avrete ben chiaro cosa vi attende. Non indugiate in argomentazioni critiche: “Sticky Wickets” è puro divertimento, un disco-rock dall’impatto esaltante confermato dalla title track che apre la festa dei Duckworth Lewis Method, tra i momenti più coinvolgenti e rissosi del lotto che cita i Kinks, i primi Rolling Stones e i Faces. Lo stesso imprinting si presenta per “Line And Lenght”, un funky-disco che Brian Eno rifiuterebbe di produrre dietro qualsiasi compenso e che Andy Partridge vorrebbe nel proprio repertorio.

Il ritorno dei Duckworth Lewis Method è infatti goliardico e irriverente come Michael Angelow, il marinaio mercantile che nel 1975 saltellò nudo sul campo di cricket durante l’incontro tra Inghilterra e Australia (la cui foto campeggia in copertina).
L’album è una sequenza di inni da stadio da cantare senza ritegno o timori: il campione di cricket David “Bumble” Lloyd riffa in “Boom Boom Afridi” tra sitar e percussioni, l’attore Daniel Radcliffe intona i cori in “Third Man” mentre in sottofondo Neil e Thomas si divertono a citare gli Elo con una perfetta replica delle loro atmosfere pop sinfoniche, mentre il mitico Stephen Fry recita le note introduttive della beatlesiana “Judd’s Paradox” che avrebbe fatto un figurone anche in “Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band”.

La parola, gestita con destrezza e ironia, garantisce il disincanto mentre l’eccentricità delle soluzioni musicali rinnova gli entusiasmi del primo album; e così “Mystery Man“ scorre apparentemente innocua, dispensando nel testo alcuni giochi letterari irresistibili e divertenti, mentre “It's Just Not Cricket” affonda nel grottesco e nel kitsch con classe e geniali intuizioni armoniche. Anche qui, le incursioni orchestrali citano gli Elo di “Mr Blue Sky” e il tono vaudeville dei Beatles di “All You Need Is Love”.
Neil Hannon e Thomas Walsh sono consapevoli di non poter contare più sull’effetto sorpresa del primo album, e si lasciano travolgere dalla leggerezza e dall’euforia sperando di comunicarla senza troppi veli: ecco piacevoli interludi strumentali (“Chin Music”) e raffinatezze pop come “Out In The Middle”, una gustosa ballad alla George Harrison arrangiata alla maniera di Donald Fagen.

Senza alcun dubbio un pubblico non british non coglierà tutte le sfumature dei testi dell’album: ad esempio, il malinconico racconto di un arbitro soppiantato dalla tecnologia diventa corpo lirico di uno dei momenti più intensi dell’album, quella “The Umpire” che certifica lo stato di grazia di Neil Hannon e della sempre più sua Divina commedia.
La marcia di “The Laughing Cavaliers” e lo scioglilingua di “Nudging And Nurdling”, affidato a una infinita serie di guest star, sono di rimando quanto di più bizzarro potrete ascoltare questa estate, ma sono il metro di valutazione dell’intero progetto, una provocazione che nasce dall’amore per uno sport che in Inghilterra coinvolge star del rock e del cinema.

“Sticky Wickets” è un altro parto geniale di due eccellenti artigiani del pop inglese: la tradizione dei Kinks e dei Beatles unita al sacro umorismo di 10cc e Elo trionfa ancora una volta, regalandoci la miglior colonna sonora dell’estate. Non preoccupatevi, it’s just cricket.

30/06/2013

Tracklist

  1. Sticky Wickets 
  2. Boom Boom Afridi 
  3. It's Just Not Cricket 
  4. The Umpire 
  5. Third Man 
  6. Chin Music 
  7. Out in the Middle 
  8. Line and Length 
  9. The Laughing Cavaliers 
  10. Judd's Paradox 
  11. Mystery Man 
  12. Nudging and Nurdling

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