The World Is A Beautiful Place...

Whenever, If Ever

2013 (Topshelf)
emo, pop punk

Chi ogni giorno, da anni, intraprende la sua personale ricerca musicale raramente si ritrova interdetto, ma in genere i casi sono due: qualcosa – vivaddio – di innovativo (addirittura del tutto nuovo), o qualcosa lasciato volutamente indietro, in grado di innescare una immediata nostalgia di lunga data. C'è quello che viene comunemente chiamato “revival”, in molti casi una scorretta riesumazione, e quello autentico: rivivere emozioni e suoni di un tempo senza negare il presente.
"Il mondo è un posto stupendo, e non ho più paura di morire" - il nome di questo sestetto del Connecticut è una inattesa dichiarazione di gioia, e il loro esordio in Lp e' già stato salutato come un glorioso e autentico ritorno alla emo di metà anni 90.

Dunque, meglio fugare da subito ogni dubbio: “Whenever, If Ever” non è il tipico “colpo basso” con effetto nostalgia: è un amalgama, si direbbe quasi inconscio, di tutte le sonorità con le quali la band ha convissuto nei propri anni di formazione, ma al contempo il freschissimo mix di chi sa modulare la propria espressività in arrangiamenti dinamici, mai uguali a se stessi.
“blank #9” funge da vero e proprio preludio, il cui intimismo getta le fondamenta di un crescendo che si dipana nelle tracce immediatamente successive, dove una tenera malinconia viene cantata a squarciagola con le tipiche imprecisioni che sono proprie dell'adolescenza. La strumentazione viene costantemente impreziosita da brevi comparsate di tastierine, fiati e archi, nonché una provvidenziale tromba in "Fightboat", tributo più o meno esplicito all'Lp omonimo degli American Football, capolavoro e caposaldo di un'intera scena, e di quello stato d'animo che si ripresenta con assoluta esattezza anche nei primi minuti della bellissima “Picture Of A Tree That Doesn't Look Okay”.

E' lecito pensare che ciascuno riconoscerà tanti diversi echi un tempo familiari: personalmente mi risulta impossibile non rievocare l'ingenuità del punk in erba dei primi Blink 182 – tanto nei cori quanto negli slanci della batteria, precisa e senza eccessi. Ritornano sempre le lievi tinte post-rock di chitarre in delay alla Explosions In The Sky (“Heartbeat In The Brain”), così come non si disdegna la dimensione acustica ("Gig Life"). Infine il lacrimoso tremolo di “Low Light Assembly”, quieto bozzetto d'intensità poetica, anticipa il gran finale che pare essere già assurto a nuovo inno generazionale: "Getting Sodas" ricorda sulle prime i Mogwai ombrosi di “Mr. Beast”, deflagra e si arresta continuamente, per poi assestarsi su una marcia trionfale che ribadisce ciò che questo album e i suoi autori rappresentano. “The world is a beautiful place/ but we have to make it that way/ If you're afraid to die/ then so am I”.

La musica va di pari passo con la memoria dei sensi: c'è l'odore dei banchi di scuola, delle prime macchinate con gli amici, dei baci trattenuti per timidezza; il suono è sempre quello di un amore non corrisposto, pur senza disperazioni ostentate, bensì con un'attitudine carica di speranza. E' l'essenza più pura dello stile e del sentimento emo. Questo piccolo album ne è un compendio talmente accorato da divenire necessario.

17/06/2013

Tracklist

  1. blank #9
  2. Heartbeat in the Brain
  3. Fightboat
  4. Picture of a Tree That Doesn't Look Okay
  5. You Will Never Go to Space
  6. The Layers of Skin We Drag Around
  7. Ultimate Steve
  8. Gig Life
  9. Low Light Assembly
  10. Getting Sodas

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