Bastard Mountain

Non è la prima volta che ce la si prende in modo colorito con una montagna (da ricordare anche l'affine in spirito "God Damn You Mountain" di Seamus Fogarty), così come non è la prima volta, in questi anni, che una certa scena folk partorisce un nuovo progetto per semplice vicinanza, fisica e non.
Forse sarà un po' azzardato chiamarlo "super"-gruppo, ma i Bastard Mountain si compongono comunque di una serie di artisti conosciuti e rilevanti della scena scozzese: Neil Pennycook (Meursault), Jill O’Sullivan (Sparrow and the Workshop, Body Parts), Pete Harvey (Meursault), Rory Sutherland (Broken Records), Rob St. John e Reuben Taylor. Questo progetto aggregatore non è per altro una novità per la Song By Toad, dato che la sua personificazione fisica, Matthew Young, aveva già sponsorizzato i Cold Seeds, unione degli stessi Pennycook e Harvey con Kenny Anderson (King Creosote) e Frances Donnelly (Animal Magic Tricks).

"Farewell, Bastard Mountain" è un discreto disco di folk dalle inflessioni celtiche ("New Boy") e cameristiche ("Drone Armatrading", "The Mill", "Palisade"), in cui una certa solennità emotiva si sposa al carattere estemporaneo dell'iniziativa, ad alleggerire senz'altro il carico. Una forte connotazione "alt" colora poi gli arrangiamenti del disco, con marcate dissonanze sonore e ritmiche ("Swam Like Sharks") e una resa sonora spesso ovattata e piena di riverbero ("My Crime").
Sul piano di scrittura non ci sono purtroppo, però, grandi guizzi: le canzoni sono spesso un tappeto di accordi, una trama su cui giocare con le suggestioni paesaggistiche di fisarmoniche e violini, a evocare gli altopiani e i laghi della Scozia (la drammatica "Meadow Ghosts").

In questo senso, il progetto Bastard Mountain si colloca senza troppi sussulti nel filone chamber-folk, conservandone lo spirito più integro ma anche senza dare grandi segni di vitalità artistica.

21/03/2014