Black Rain

Dark Pool

2014 (Blackest Ever Black)
electro-dark, minimal-noise

Facciamola breve. Black Rain è Stuart Argabright, il quale è anche co-fondatore (1979) della famosa band no wave minimalista di New York degli Ike Yard.

Dopo il successo avuto con Raime, la britannica Blackest Ever Black riprova a piazzare nuovamente un proprio articolo tra le migliori uscite annuali. Seguito della raccolta uscita nel 2012, “Dark Pool” è dunque il gradito ritorno in studio e sulla scena dopo ben 18 anni. Basterebbe l’intro e la prima traccia per farsi un’idea dell’intero album: oscura electro-wave infarcita da lamentosa ferramenta industriale. Non limitandosi alle due prime tracce, troviamo allumina fotoluminescente e polveri di radioisotopi condensati in una futuristica Ebm (il disco è parzialmente ispirato ad alcuni scritti di Philip K. Dick e J.G. Ballard), acari pneumatici che incidono l’epidermide rilasciando impulsi magnetici cuneiformi (“Data River”), piattaforme codificate technodroniche (“Burst”), elettricità residua e invasivi rituali tran(c)erotici (“Night In New Chiang Saen”), laceranti registrazioni sonore d’ipnosi regressiva (“Protoplasm”) e, infine, religiosa synth-wave dalle sfumature gotiche ed eteree (“Profusion”).
La traccia finale è melmosa e sudicia Ebm industrializzata che annienta e sovrasta gli ultimi latenti squarci minimal-noise dell’artista.

Anche questa volta l’etichetta londinese ha fatto centro, perfino nella scelta della copertina, accattivante per i milioni di seguaci di sonorità electro-industrial anni Novanta. Chiudiamo con due aggettivi: un disco violaceo e maledettamente sporco.

13/09/2014

Tracklist

  1. Dark Pool
  2. Profusion
  3. Watering Hole
  4. Endourban
  5. Burst
  6. Xibalba Road Metamorph
  7. Data River
  8. Night In New Chiang Saen
  9. Protoplasm
  10. Profusion II
  11. Who Will Save The Tiger?

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