Honeyblood

Honeyblood

2014 (Fat Cat Records)
lo-fi, post-grunge

Arrivano dalla Scozia e la prima l'han messa in scena in meno di dieci giorni negli studi di Peter Ketis (The National, Interpol e Fat Cat Records in generale): le Honeyblood mostrano finalmente le unghie dopo un periodo passato a mangiarsele con vari Ep, ormai passaggio obbligato nella carriera indipendente di chiunque appartenga agli addetti ai lavori.
L'esordio omonimo per Fat Cat è un'incognita. Le due indovine di Glasgow, Stina Tweeddale alla chitarra e la voce e Shona McVicar alla batteria, cercano di dare risposte dal basso profilo e perseguitano la visione lo-fi, post-grunge ormai dimentica dell'anno passato (Speedy Ortiz, Savages, Pins, Big Deal).

Le due gigioneggiano sul DIY e su quella impressione ballerina che l'home-made debba essere metafora di qualità artistica. La resa qualitativa è sinonimo di perseveranza e cura dei dettagli. Il genio è altro. Può derivare dal "fatto-in-casa" ma rare, uniche sono le occasioni.
Quindi la Glasgow femminina fatica a scaricare quella sprizzante dose di bollicine e freschezza che ci potevamo aspettare, nonostante qualche passaggio possa risultare interessante ("Choker", "All Dragged Up").

Niente a che vedere con altri esordi femminili eccellenti dello scorso anno (Savages su tutti) oppure con i paragoni che altri han proposto per questo duo britannico (Dum Dum Girls, PJ Harvey, Haim): le Honeyblood sono qualcosa di simile alle Bleached ("Killer Bangs", "Joey", "Fortune Cookie") - quindi Ramones e lo fi-punk - e i Metric ("All Dragged Up", "Super Rat") convogliati in una stanza in cui suonano i Sonic Youth ("Fall Forever") e i Pixies in pubertà ("Biro", "No Spare Key").

Difficile promuoverlo, faticoso bocciarlo.

14/07/2014

Tracklist

  1. Fall Forever
  2. Super Rat
  3. (I'd Rather Be) Anywhere But Here
  4. Bud
  5. Killer Bangs
  6. Biro
  7. Choker
  8. No Spare Key
  9. Joey
  10. Fortune Cookie
  11. All Dragged Up
  12. Braid Burn Valley


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