Jenny Hval & Susanna

Meshes Of Voice

2014 (SusannaSound)
songwriter, experimental

Il corpo e la voce: idea fissa e tramite dell'intera produzione della talentuosa e inarrestabile artista/musicista Jenny Hval, che due anni dopo il progetto "Nude On Sand" (2012) affianca stavolta Susanna K. Wallumrød, anch'essa connazionale e navigata interprete per etichette del calibro di ECM e, da più lunga data, di Rune Grammofon, che per prima scoprì anche la stessa Hval.
Quella che si realizza in “Meshes Of Voice” è una collaborazione decisamente meno simbiotica di quella con la chitarra di Håvard Volden: le tinte si fanno molto più scure e la forma musicale si rivela meno ardita e concettuale.

Dopo un'apertura più lirica di Susanna al pianoforte, torna a fare davvero la differenza l'estrema performance di Jenny, la cui padronanza vocale ha ormai raggiunto livelli vertiginosi: in gran parte, infatti, anche questa finisce per diventare un'opera sostanzialmente sua, alla quale il songwriting di Susanna – piuttosto convenzionale, giunti a questo momento storico – fa più che altro da coloritura melodica, principalmente coprendo le tonalità più basse, con certe increspature memori di Björk.
Un'eco terrena e delicata, benché non del tutto avulsa dalle visioni opprimenti che caratterizzano la poetica di Jenny, che trova qui l'occasione per risalire alle atmosfere più scuramente bucoliche del suo esordio “Viscera” (“A Mirror In My Mouth”, “The Black Lake Took”) arrivando più volte ad auto-citarsi, sino alla efficace riproposizione a due di “This Is A Thirst” (“Thirst That Resembles Me”); i continui richiami a testi passati, peraltro, non fanno che confermare l'effettiva maternità di quest'opera.

Il pianoforte di Susanna è figlio dei Current 93 più intimisti – influenza addirittura palese nell'harmonium di “Honey Dew”, identico a quello di Baby Dee in “HoneySuckle Æons” – ai quali si mescola a tratti la poetica fragile di Soap&Skin (“O Sun O Medusa”, “House Of Bones”). Gli impreziosimenti di contrabbasso e l'effettistica sono ad opera di Jo Berger Myhre, altro comprimario norvegese: “I Have Walked This Body”, brano già anticipato su Soundcloud, è certamente tra i più efficaci nel suo solcare spessori noise in un climax ruvido e solenne; “I Have A Darkness” se ne direbbe il completamento, accogliendo distorsioni drone-doom altrettanto potenti.

Giocando sulle risonanze e i delay invece che sulla strumentazione tradizionale, gli scarni arrangiamenti danno forma a un'introspezione affascinante ma senza grosse sorprese e che, nonostante i suoi chiaroscuri, non ha lo stesso fascino erotico e morboso dei passati exploit della Hval. A suo vantaggio l'aver trovato una valente complice, anziché una controparte, per una parentesi meno audace del solito ma comunque di tutto rispetto, con almeno un paio di apici memorabili.

02/09/2014

Tracklist

  1. Droplets
  2. Black Lake
  3. Milk Pleasures
  4. I Have Walked This Body
  5. O Sun O Medusa
  6. A Mirror In My Mouth
  7. Thirst That Resembles Me
  8. I Have A Darkness
  9. A Sudden Swing
  10. Honey Dew
  11. Medusa
  12. Running Down
  13. House Of Bones
  14. Dawn
  15. The Black Lake Took