La nuova produttrice techno Karen Gwyer, nativa dell’Iowa, già nota nel 2013 per le basi e ritmi spezzati e le divagazioni ambient-techno dai sovratoni gotici di “Kiki The Wormhole” (Opal Tapes) e con il meno ambizioso e frammentario “Needs Continuum” (No Pain In Pop), nel 2014 s’impone con le due estese jam electro-dance contenute nell’Ep “New Roof”.
Il pattern solenne “Lay Claim To My Grub” si svela pian piano, attraverso un organo polifonico, mitraglie tribali e una base acid-jazz, via via sempre più sottilmente ballabile, ma poi sempre più implodente in una trenodia apocalittica, ribollente e ad alto voltaggio. “Missisissipippi” raffina l’idea. Un paesaggio sonoro di suspense gotica accoglie e trasfigura il poliritmo della “Tusk” dei Fleetwood Mac in fibrillanti pow-wow industriali e spettrali fasce d’organo di cattedrale, una polifonia minimalista, e oscillazioni elettroniche che balzano in primo piano per ridiventare pura soundscape che irradia un senso di desolazione eterna.
Con i (relativamente) pochi mezzi a disposizione Gwyer ambisce a ritradurre la musica dance, a disporla secondo simboli metafisici, alla maniera del primo Giorgio Moroder, e supera in coraggio Laurel Halo. Anfetamine spirituali.
28/02/2014