Kuroyume

Kuro To Kage

2014 (Avex)
visual-kei, rock

Non affronteremo in questa sede per ovvi motivi la lunga e sfaccettata storia della più quintessenziale tra le espressioni del rock made in Japan, quel visual-kei che da trent'anni sforna musicisti e band di assoluto livello (ci riserviamo di trattarne nascita e sviluppi prossimamente), ma per chi un attimo si è addentrato in questo sterminato universo il nome dei Kuroyume presumibilmente sarà tutt'altro che sconosciuto. Capitanati da Kiyoharu, figura di grandissimo carisma, con una formazione che ha subito diversi assestamenti nel corso degli anni, hanno letteralmente dominato gli anni Novanta quanto a influenza e capacità di reinvenzione: ben poche altre band possono vantare una palette stilistica come la loro e una sfilza di dischi di prim'ordine, coronata dal binomio “Romance Of Scarlet”-“Feminism”, che non ha niente da invidiare alla discografia ben più blasonata di act come Luna Sea, L'Arc-en-Ciel e Malice Mizer.
Poi, al volgere del nuovo millennio, il silenzio: con il frontman a fondare dapprima i Sads e successivamente a incidere dischi da solista, sembrava che il brand del sogno nero fosse ormai un ricordo del passato, una testimonianza del fervore e della vitalità che interessavano la musica giapponese a 360 gradi, ben oltre la cerchia del j-rock. Sorprese quindi la ricomparsa della band all'aprirsi del nuovo decennio, per giunta sotto l'egida di una major fino ad allora ben poco prona a scritturare gruppi dal profilo artistico così poco pop nelle forme. La pubblicazione di “Kuro To Kage” mostra però non soltanto che la ricomparsa del gruppo era tutt'altro che un progetto estemporaneo, ma che la voglia di suonare insieme è stata ritrovata, e con essa il tentativo di segnare un nuovo inizio, sotto tutti i punti di vista.

E un nuovo inizio lo è, a tutti gli effetti: dismesse in gran parte le atmosfere gotiche dei primi lavori, svanita la tempra sperimentale di un “Feminism” (tra i manufatti più indecifrabili dell'epoca), il nuovo corso targato Kuroyume taglia del tutto i ponti con il passato, offrendosi all'ascolto come esperienza decisamente più glamorous e immediata che in passato. Non che non ci fossero ritornelli memorabili o riff a presa rapida, pronti a fissarsi in testa alla prima occasione (anzi, un brano quale “For Dear” è un pezzo pop-rock che non si stenta a definire perfetto), ma per quest'occorrenza il tutto viene amplificato, privato com'è di certi accorgimenti produttivi che acuivano la potenza immaginifica del loro sound.
La nuova raccolta di brani si staglia insomma più per l'energia, per il suo notevole senso dell'urgenza (non scevro da una certa ironia) che per particolari trovate d'arrangiamento o invenzioni melodiche: e questo, se da un lato ne aumenta senz'altro l'immediatezza (compatibilmente con la teatralità da istrione di Kiyoharu; impossibile limitarne la verve a interpretazioni canoniche), dall'altro lo priva in parte dell'imprevedibile creatività propria della band, confinandola più a gruppo di genere che a un'avventura multidimensionale quale si era configurata. Di fatto, con le chitarre sparate all'inverosimile e il basso a presentarsi granitico come un monolite, “Kuro To Kage” condivide più di qualche affinità con la nuova ondata di talenti metal (filone a cui molte band, emergenti e non, si sono indirizzate) che con la vecchia scuola visual.
Certo, le nuance dark non sono scomparse del tutto (l'artwork dirige bene le sensazioni) e qualche sentore del passato ancora riesce a trapelare (ascoltarsi “A Lull In The Rain” e i guizzi sincopati di chitarra, oppure il potente romanticismo insito in “Solitude”), ma nel complesso la preferenza cade su linee dalla decisa impronta punk (“Calling”, il trascinante sprezzo che compone “I Hate Your Popstar Life”, la stessa “Zero”, che spazza via tutti e quattro gli ultimi album dei GazettE) e snelli tagli melodici, che non temono agganci con certo pop-rock da classifica, se il risultato sa rivelarsi ben di sopra del prodotto medio che nelle chart poi finisce per esserci davvero (“Free Love, Free Sex, Free Speech”, per nominarne una).

Senza cedimenti di tono, solido e potente dall'inizio alla fine, “Kuro To Kage”, pur non arrivando a confrontarsi con i pilastri del passato, segna una ripartenza grintosa e avvincente, che con “Headache And Dub Reel Inch” ancora faticava a star dritta sui propri piedi. Arrivati a questo punto, a Kiyoharu e soci non resta che ricominciare a camminare.

29/09/2014

Tracklist

  1. Zero
  2. Rock'n'Roll God Stair
  3. I Hate Your Popstar Life (album ver.)
  4. Clarity
  5. A Lull In The Rain
  6. Free Love, Free Sex, Free Speech
  7. Mad Flavor
  8. Guernica (album ver.)
  9. Solitude
  10. Black Flavor
  11. Calling (album ver.)
  12. Kuro To Kage
  13. Kingdom (album ver.)

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