Lost In The Trees

Past Life

2014 (Anti-)
alt-pop, chamber-pop

Il folk orchestrale di Ari Picker (voce, piano e chitarra) di orchestrale non ha solo la definizione, perché tutt’intorno alla sua figura ruota e ha volteggiato, fino a oggi, una serie apprezzabile di musicisti, i quali hanno impreziosito, di volta in volta, il sound della super-band nata a Boston non troppi anni orsono, di viole e violini, banjo, trombe e tromboni, accordion, corni, euphonium e tanta altra roba che a leggerla mette quasi paura. Eppure, chi ha avuto in passato il piacere di accostarsi alla loro musica saprà bene che l’indie-pop e il chamber-pop degli esordi, almeno da “All Alone In An Empty House”, non sono troppo cambiati col tempo, magari sviluppandosi solo verso un’impostazione più fredda e potente e meno empaticamente cantautorale. Nessun timore, dunque, davanti a tale apparente magniloquenza, perché la musica dei Lost In The Trees è complessa e multiforme, eppure più semplice di quello che si possa immaginare, in perfetto stile indie-pop band. Tutto questo si palesa nella scelta di affidarsi a Nicolas Vernhes (Deerhunter, Dirty Projectors, Atlas Sound), nella ridotta line-up e, come potrete ascoltare voi stessi, nelle strutture dei dieci brani che costituiscono "Past Life".

Se, inconfutabilmente, non troppo ci si sposta da quel pop da camera struggente e poco spensierato, d’ispirazione radioheadiana (“Rites”, “Sun”), non possiamo però non sottolineare come si faccia sempre più marcato il passo verso una certa elettronica (“Excos”, ”Lady In White”), non proprio cuore pulsante del disco, ma comunque fattore degno del massimo riguardo e capace di elargire qualche dinamismo in più rispetto al passato; tutto questo va letto dal punto di vista della già citata voglia di suonare soprattutto come band che non come orchestra al seguito del singolo songwriter, tenendo a mente però che questo ingrediente non è certo cestinato del tutto (“Sun”, “Night Walking”, “Upstairs”).

Restano immutati i cori armoniosi, le chitarre indie e gli arrangiamenti di stampo neo-classical (“Wake”, “Glass Harp”) ma il tutto non ha più il sapore di una ostentazione eccessiva, sfarzosa, quanto piuttosto di arie dirette e pronte per un pubblico più copioso e meno esigente (“Past Life”, “Daunting Friend”). D’altro canto, la rinuncia a tale sfarzo sonico rivela alcuni limiti compositivi e melodici prima soffocati e stavolta non basta neanche la voce di Picker, magnifica, soprattutto per quella sua timbrica incredibilmente intensa, a sciogliere ogni titubanza. Buone composizioni che paiono private di una magia essenziale a renderle uniche, nonostante l’intento fosse di arricchirle appunto con l’elettronica, sulla falsariga di certi These New Puritans (“Excos”) e un disco che non avrà molto da farsi ricordare, certo meno di quanto dovrà farsi perdonare.

24/02/2014

Tracklist

  1. Excos
  2. Past Life
  3. Lady In White
  4. Daunting Friend
  5. Rites
  6. Wake
  7. Glass Harp
  8. Sun
  9. Night Walking
  10. Upstairs

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