Luxembourg Signal

Luxembourg Signal

2014 (Life)
twee, shoegaze, dream-pop

Le premesse per un debutto entusiasmante c’erano tutte, ma abituato alle delusioni cocenti o parziali, ho atteso che tutto quello che si presentava come una delizia prelibata, decantasse al punto giusto, per mostrarsi nel suo effettivo valore.
Johnny Joyner (Aberdeen, Fonda), Brian Espinosa (Aberdeen), Ginny Pitchford e Beth Arzy (Aberdeen, Trembling Blue Stars) insieme al produttore David Newton (Fonda, Mighty Lemon Drop), con il progetto Luxembourg Signal, riportano al centro dell’attenzione della musica pop l’energia dell’epoca d’oro della Sarah Records, ovvero dello shoegaze, del twee e del dream-pop più autorevole, e lo fanno con dieci canzoni di grande impatto emotivo.

Confesso che spesso un curioso effetto deja-vu ha distratto il mio entusiasmo, ma poi si è fatta più prepotente e matura la convinzione che la familiarità delle canzoni era frutto di una grande padronanza lirica.
“Dying Star” possiede molte suggestioni dei Spiritualized o dei Garbage, “Distant Drive” per un momento suona come una versione aggiornata di “Hong Kong Garden” di Siouxsie & The Banshees, e “Heaven“, giocoforza, somiglia alle pregresse creazioni che hanno usufruito dello stesso titolo (Psychedelic Furs e Talking Heads), ma dopo vari ascolti è evidente che la similitudine scaturisce da una forza lirica intrinseca, che peraltro non abbandona le sorti dell’album, in nessuna delle sue dieci incarnazioni.

Questo è in verità un album pop che farebbe invidia a molte band di belle speranze, che spesso stampa inglese e americana chiamano next big thing: accordi in crescendo tra chitarre jingle jangle e strali di dream-pop (“She Loves To Feel The Sun”), o ballate dai tratti psichedelici (“First Light”) che scivolano semplici e disinvolte.
Non è facile resistere alla grazia lirica della già citata “Heaven”, o all’impeto rock della lisergica e ambigua “Drowing”, che mette in mostra un'insolita maestria strumentale, ed è stimolante il mix di shoegaze e Vangelis dell’unica traccia strumentale “Unphased”.

Senza dubbio la musica dei Luxembourg Signal è destinata a sollevare consensi solo tra gli affezionati e nostalgici del genere, e lascerà alquanto indifferenti i soliti detrattori, ma l’avvincente e malinconico dream-pop alla Field Mice di “We Go On” e lo spessore lirico-emotivo di “Let It Go”, memore delle migliori pagine degli Orchids, potranno trovare spazio anche nel cuore di chi non indugia spesso su queste lande sonore. Una piacevole sorpresa.

22/01/2015

Tracklist

  1. Dying Star
  2. Distant Drive
  3. Heaven
  4. She Loves To Feel The Sun
  5. First Light
  6. Drowning
  7. Wishing Pool
  8. Unphased
  9. We Go On
  10. Let It Go


Luxembourg Signal sul web