Martyn Bates

Arriving Fire

2014 (A-Scale)
ghost-poetic-folk

In un mondo perfetto, alla destra dei Joy Division siederebbero i Felt e alla sinistra gli Eyeless In Gaza. Si sa però che la perfezione non è di questa vita terrena e possiamo solo accontentarci, noi poveri mortali, di inseguirla e trovarla in preziose pagine musicali come “Arriving Fire”, ultimo album di Martyn Bates.
È d’obbligo avvisare i distratti e gli incauti che nell‘ultimo disco dell’ex-leader degli Eyeless In Gaza non c’è spazio per ritmi all’ultima moda o escursioni ambient-avantgarde di incommensurabile e incomprensibile bellezza: questa è cruda poesia, viscerale e autarchica, il cui fine è smuovere nervi e fibre cerebrali con sanguinolente tracce di malinconia e distacco sociale.

Nulla è cambiato nel mondo di Bates: si ritrovano le stesse cristalline sperimentazioni ambient infarcite di poesia e recitato languido e disperato, tremolii di chitarre elettroacustiche e altri strumenti a corda che sembrano uscire da un vecchio artefatto alieno, getti freddi di dulcimer e ukelele che sottolineano quella distanza tra il mondo interiore e quello esteriore, che è poi il vero leit-motiv di “Arriving Fire”.
Il suo è un romanticismo dove non esiste la persona amata, dove il melodramma non corrisponde a melodie memorabili ma ad accenni di liturgie in cerca di un dio terreno: è una rappresentazione sonora dove la ridondanza serve a indispettire i fruitori di emozioni semplici e compiute. È un racconto lirico fatto di appunti disordinati e testi non sublimi che ricercano emozioni agrodolci in fragili landscape lirici, auto-indulgenze che riescono a connettersi a loro insaputa con anime sensibili che hanno masticato l’esistenzialismo di Nick Drake (“Flight”) o il folk apocalittico dei Current 93 (“Port Of Stormy Lights”), ma che non bramano di rivivere i sogni più dolci che han trovato posto tra l’incubo e la realtà.

Per un attimo Martyn Bates osa varcare quel senso d’incompiuto lirico che ha sempre caratterizzato il suo songwriting (e che ha sollevato critiche anche di illustri scribacchini) nelle più solari “Past Tense/Eclipse” e “Pity Winter”, ma è solo un brivido destinato a sopirsi nel gemito di “Fragment/Glad” e nel prezioso gothic-folk di “The Rhyme Of Miracles”.
“Arriving Fire” è un album privo di quelle incursioni di synth e di brio che la new wave offriva ai poeti dell’epoca: qui tutto scorre solo su pochi elementi di chitarra e strumenti antichi e magici incastonati in un nuovo rito folk pagano (“Liar's Roses”) che appena viene scalfito dalla tecnologia (“Close Of A Song”) brilla come una cometa che illumina chi è restato lì fermo nell’attesa del Messia.

È anche il tempo giusto per coloro che, non avendo ancora conosciuto questo fiabesco microcosmo, vorranno entrare con animo leggiadro tra le pieghe poetiche del nuovo Martyn Bates. Attenti, però: sarà poi difficile riuscire ad ascoltare altro per mesi e mesi a venire. Mesmerico.

02/07/2014

Tracklist

  1. Arriving Fire
  2. Flight
  3. Port Of Stormy Lights
  4. Past Tense / Eclipse
  5. Skirting the Shores of Sunrise
  6. Pity Winter
  7. Fragment / Glad
  8. The Rhyme Of Miracles
  9. More
  10. Liar's Roses
  11. Two Voices
  12. Close Of A Song
  13. World's Eye

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