Mike Oldfield

Man On The Rocks

2014 (Virgin EMI)
pop-rock

L'ultima volta che Mike Oldfield aveva messo la sua griffe su un disco, ovvero l'anno scorso per succhiare qualche quattrino alla sciagurata operazione di devastazione del suo repertorio storico a cura del Re delle sale lounge di Ibiza York, non ci si era fatti grandi domande. Il massimo che c'era da fare era constatare quanto la passione ardente tra l'(ex?) genio di "Hergest Ridge" e il Dio Denaro avesse trovato nell'età – e nella sempreverde abitudine del Nostro di sperperare – una fonte in grado di mantenere la fiamma quantomai corposa. Ma artisticamente il tutto aveva un valore relativo: alla fine, oltre all'ennesima profanazione di “Tubular Bells” - che tanto negli anni ne aveva già subite parecchie, resistendovi come prevedibile – lo sfregio era stato tutto sommato contenuto, e la speranza che l'agonia fosse finita lì poteva dirsi verosimile. Stavolta, invece, il quesito irrisolto è un ovvio quanto comprensibile “perché?”, sul quale però è inutile soffermarsi, perché anche se glielo si chiedesse direttamente, difficilmente si otterrebbe una risposta degna di tal nome.

Al temibile annuncio su Facebook, a firma della manager, di un nuovo “rock album” in lavorazione, una sorta di monsone era tornato a farsi minaccioso fra tuoni e fulmini, pronto a esplodere in tutta la sua furia devastante di fronte al videoclip di lancio di questo “Man On The Rocks” - titolo che guarda a caso assomiglia tanto a “Man In The Rain”, brano contenuto in “Tubular Bells III”. Il singolo s'intitola “Saling”, e nel video un attempato e visibilmente appesantito Oldfield si mostra, in tenuta da spiaggia, in compagnia di un curioso personaggio - via di mezzo tra l'idolo gay della porta accanto e un Julian Casablancas dei poveri; scopriremo poi trattarsi di tal Luke Spiller, voce degli Struts – con cui si prodiga in uno spot pubblicitario per le Bahamas (già, ne avevano proprio bisogno!) suonando una chitarra acustica e sorridendo alla bellezza della vita in mezzo alla foresta tropicale, su uno yacht (che sa pure guidare!), sulla spiaggia, fra le belle mura di casa sua. Il tutto fra sguardi complici tipo padre-figlio. Qualcosa il cui livello di trash copre pure l'imbarazzo.

Lo shock stavolta è notevole, e riprendersi è dura, tanto che alla canzone in sé – una senile pop-rock song dal finto e forzato ottimismo, ornato dal tipico assolo a metà pezzo, che se ricorda qualcosa, quel qualcosa è “Earth Moving” e no, non è certo un complimento – non si fa nemmeno caso. A favorire l'approccio al disco sono solo dunque il suggestivo ritorno a casa Virgin (ma solo per una questione di brand di distribuzione, essendo ormai un marchio controllato Universal) e la bella quanto scontata copertina, che introduce un lavoro sorprendentemente più inutile e inconsistente che brutto. Certo, la ballatona che dà il titolo al tutto è un autentico manifesto che sarebbe sensato definire adult-contemporary, la plastica “Moonshine” potrebbe piacere forse solo a qualche nostalgico del peggio della stagione new-romantic, “Minutes” nell'incedere sembra quasi una versione al ralenti di “50 Special” dei Lunapop, il gospel firmato William McDowell di “I Give Myself Away” fa salire il latte alle ginocchia al terzo secondo e “Nuclear” in epicità non supera nemmeno il peggior Ron.

Sull'intero album andrebbe posto il Parental Advisory che vieti acquisto e ascolto ai minori di anni cinquantacinque, e lo sfarzo di meraviglie della natura che sembra essere il tema portante dell'intero disco il nervoso lo mette parecchio. Perché mentre il buon Mike se la spassa spendendo l'ultimo terzo della sua vita nella pace dei sensi del paradiso terrestre a cui l'intera operazione fa da superfluo sponsor, nel resto del mondo c'è chi stenta ad arrivare a fine mese e ha bisogno di tutto meno che di un disco che urli quanto è bella e meravigliosa la vita senza pensieri. Insomma, un disco di per sé sbagliato, per giunta al momento sbagliato. E non ci sono validi motivi per non considerare “Man On The Rocks” come un nuovo capitolo del percorso che vede Oldfield impegnato a distruggere sé stesso senza pietà, a livello sia artistico che di immagine. Eppure, tra i sorrisi strappati da uno dei video più trash della storia e l'amore incondizionato per i capolavori partoriti in un passato ormai remoto, il perdono per questa manciata di innocue canzonette post-cristi di mezza età è (per l'ultima volta) atto dovuto. Ora basta, però, perché la pazienza (di tutti) ha un limite (per tutti): è forse tempo di pensione.

21/03/2014

Tracklist

  1. Sailing
  2. Moonshine
  3. Man On The Rocks
  4. Castaway
  5. Minutes
  6. Dreaming In The Wind
  7. Nuclear
  8. Chariots
  9. Following The Angels
  10. Irene
  11. I Give Myself Away

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