Moro & The Silent Revolution

Massimiliano Morini, liviense, debutta a nome Moro con “My Favourite Season” (2010), un album già in grado di mostrare scioltezza di arrangiamenti e scrittura (specie nella ballata “I Know My Life Is No Longer My Own”), e una discreta varietà di umori. Il secondo “Silent Revolution” (2012) è così un gioiellino del folk-pop italiano.

“Home Pastorals” prosegue sulla stessa felice linea; gli ameni stornelli di “Blamelessness” (degno dei Belle And Sebastian) e “City Pastoral” (con duello di chitarre acustiche e battimani), la Donovan-iana “Sunkid” e il vecchiume da gruppo vocale country-western “Home Away” sono tutte valenti aggiunte al suo canzoniere. Unica eccezione a tanta gentilezza è “You Deserve”, un approdo alle schitarrate robuste.

Dal punto di vista delle orchestrazioni c’è però un disco nel disco, a cominciare da una “Down” che riproduce il Paul Simon prima della rivoluzione terzomondista, insistito nella sua dimensione di crooner dimesso, quindi con “Holy Darkness” che aggiunge una visione ampia di corno e timpano, mentre “Golden” e la title track aggiungono una ambience sinistra con banjo, fino alle cupe vibrazioni di “Wooden Soul”. Questa sezione dell'album baratta la splendida cantabilità, che dunque s'indebolisce, per qualche goccia di ricerca timbrica.

Non è facile sviluppare una propria gamma da uno stile consumato come il cantautorato folk: Morini, affiancato dai Silent Revolution - nome preso titolo del secondo albo - (Lorenzo Gasperoni, Franco “Francobeat” Naddei, Denis Valentini, e un buon apporto di armonie a cappella da parte di Elisa Piraccini e Paola Venturi), ci riesce con canzoni in pepato equilibrio tra grazia e godibilità, e una produzione diamantina che riserva momenti di piccola estasi. Preceduto dall’Ep “Homegrown” (2013), che contiene, tra le altre, la sigla di “Orto e Mezzo” (Laeffe). Il progetto "Seven Songs for Seven Musicals" mette al servizio sei di queste canzoni, più una sigla, a video storici. 

15/05/2014