Outer Space

Phantom Center

2014 (Editions Mego)
neo-kosmische, synth-ambient

Per intuire che dietro il progetto Outer Space ci sia una mano in precedenza appartenuta agli Emeralds basta godersi i minuti iniziali della prima delle due metà che compongono questo prezioso extended play. Stare dietro alla discografia di John Elliott è impresa sostanzialmente impossibile: dal 2006 ad oggi, quanto e più del compare Mark McGuire (e giusto perché della creatura principale evitiamo di parlare), il Nostro ha disseminato una quantità innumerevole di mini-disc, cd-r, singoli, edizioni limitate e chi più ne ha più ne metta, il tutto attraverso canali solisti (Lilypad e Quiet Light Water Gap su tutti) e durature collaborazioni. Quella con Andrew Veres è di queste probabilmente la più interessante, quella i cui frutti non hanno (quasi) mai mancato di appagare.

Outer Space arriva su Editions Mego e ci arriva proprio mentre il buon John rallenta, impegnato ormai in pianta stabile con Spectrum Spools e abbandonato sulla strada per Damasco dai suoi due compagni d'avventura, per loro stessa dichiarazione (ufficiosa e “confidenziale”) stufi delle sue pressioni e della sua smania di controllo. E in effetti a pensarci adesso nel capolavoro “Just To Feel Anything” la voglia matta di McGuire di “pareggiare i conti” e far prevalere la sua chitarra si sentiva eccome, tanto quanto fino a “Does It Look Like I'm Here?” (almeno parzialmente escluso) la leadership di John e della sua regia dietro i Moog Modular non era sostanzialmente mai stata messa in discussione. Ma va da sé che dopo l'addio con porta sbattuta di Mark, pure il timido e mansueto Hauschildt abbia deciso di far da solo, ottenendo peraltro risultati a dir poco ragguardevoli.

Ma torniamo a Outer Space, act che i meno informati potrebbero scambiare per novità assoluta e che invece sforna materiale dal 2007 (principalmente, manco a dirlo, sul catalogo Wagon) tenendo alla perfezione l'irrefrenabile ritmo del sintetista di Cleveland. In sostanza, si tratta del side-project storico di Elliott, che si assesta sulle coordinate più notturne e crepuscolari di quel verbo neo-kosmische che proprio gli Emeralds hanno per primi evoluto, uniformato e portato sulla cresta dell'onda. “Phantom Center” è da considerarsi in sostanza come il fratello minore mancato di “Akashic Records”, ovvero il disco con cui Elliott aveva portato il progetto sul catalogo della sua Spectrum Spools: stavolta i brani sono però solo due, per quanto lunghi, elaborati e decisamente diversi fra loro per clima e umore.

“Arrival And Assesment” è una piroetta sci-fi che parte battendo e facendo mal presagire una possibile svolta dream-techno, prima di lasciarsi avvolgere progressivamente da colate liquide e ghirigori melodici. Il tutto viene eseguito esclusivamente con sintetizzatori analogici e mettendo decisamente in primo piano l'amore incondizionato per un maestro come Klaus Schulze. Una progressione limpida rispetto alla quale “Crixa / 5925” si pone in totale antitesi, inviluppandosi progressivamente su un drone oscuro. Se prima le stelle erano contemplate dalla Terra in una notte di cielo sereno, qui i due effettuano uno zoom dipingendone una sola in tutti i suoi dettagli fisici. Nulla che non avessimo già sentito, e che nonostante ciò resta sempre e comunque un meraviglioso sentire. Ma è inutile nascondere che gli Emeralds ci mancano, e parecchio.

10/06/2014

Tracklist

  1. Arrival And Assesment
  2. Crixa / 5925

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