Pharmakon

Bestial Burden

2014 (Sacred Bones)
death-industrial

Un intervento delicato e un periodo di convalescenza in ospedale per la mente inquieta di Margaret Chardiet, ovvero la fanciulla che si agita dietro la maschera Pharmakon, si sono immediatamente trasformati in materiale sanguinante per un nuovo disco. Quale migliore condizione, si sarà detta la nostra eroina, per interrogarsi sull’essenza del corpo e della mente e sulla loro inafferrabile relazione? Ebbene, “Bestial Burden”, nel solco del suo predecessore, sprofonda nuovamente nella melma della umana psiche, presentandoci un universo contorto e mostruoso, in cui l’oscurità deforme della no-wave, il rumorismo iperrealista dell’industrial e scariche di elettronica mutante danno vita a equilibri instabili, anche se in superficie affiorano strutture complessivamente più riconoscibili.

Queste sette tracce (compresa la delicata elegia del brano bonus “Bang Bang”, declinata appena un attimo prima che la morte chiuda definitivamente il sipario) costituiscono, infatti, microcosmi di malvagità che fanno leva su un minimalismo più esibito e su trucchi del mestiere a volte fin troppo scontati. Un passo indietro che si tramuta, quindi, in un aggiustamento del tiro e in una maggiore cura per i dettagli che non riescono, ahinoi!, a produrre momenti indimenticabili.
Le emozioni della Chardiet sono sempre portate al limite. Ma si tratta, in ogni caso, di emozioni che riflettono l’instabilità di un’anima il cui “respiro” – lo stesso che domina il preludio di “Vacuum” – sembra aver mitigato buona parte del proprio demoniaco impatto.

Le viscere sono, come da copertina, esibite (e la voce che urla un’angoscia senza fine non fa altro che ribadire il concetto con la forza di un’interiorità devastata), ma la forma primitivista di “Body Betrays Itself”, della metallurgia house di “Autoimmune” o, ancora, della lenta discesa negli inferi della title track nasconde sostanzialmente una mancanza di idee, quasi che la convalescenza post-operatoria avesse allungato la sua ombra anche sulla musica dell'artista newyorkese, risolvendola in una pausa di riflessione appena scossa da fantasmi neanche tanto minacciosi.
Per offrirci qualcosa di veramente potente, la Chardiet dovrebbe trasformare la “primitive struggle” (quella tra corpo e mente) in un coacervo di tensioni armoniche, invece di propinarcela sotto forma di semplici conflitti tra sputi, urla, conati di vomito, ritmiche circolari o schianti armonici.

16/10/2014

Tracklist

  1. Vacuum
  2. Intent or Instinct
  3. Body Betrays Itself
  4. Primitive Struggle
  5. Autoimmune
  6. Bestial Burden
  7. Bang Bang (Bonus Track)

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