Rough Fields

James Birchall, inglese, debutta a nome Rough Fields con il canzoniere digitale degli Ep “You As You” (2011), “Harbour Wall” e “Watery Fable” (2012) e del primo lungo “Edge Of The Firelight” (2012), pregno di rimandi dream-pop e shoegaze.
Il 2014 è un anno particolarmente denso per Birchall. Anzitutto approfondisce lo stile del debutto nell’Ep “High Time”, finendo anche dalle parti dei Sigur Ros (“Cascade”). Quindi, con la curiosa versione folktronica di “Music For 18 Musicians” di Steve Reich, ironicamente realizzata da un unico musicista anziché dai diciotto, abbandona la voce per virare alla musica colta tout-court.

Tale tendenza è confermata dai 23 minuti in tre parti della “Wessenden Suite”, il meglio del periodo. Nella prima parte esiste solo un leggero ronzio che sembra generato dal vento, con sottofondo naturale, una frequenza al limite dell'ultrasuono. La seconda è un suono d'acqua corrente appena screziato e imitato dall'elettronica, sorta di musica aleatoria cristallina.
Questa calma post-descrittivista si agita nell'ultima parte, con una sorta di "realtà aumentata" di tifone e dissonanze elettroniche, pur con un esito del tutto atmosferico e per niente devastante. Si ode un effetto sonoro che richiama l'avviamento di un jet, quindi le vibrazioni elettroniche aumentano dando l'idea di un viaggio galattico, sempre in modo fluido e subliminale e non shockante, e infine evocando un senso di vuoto infinito 

Transizione dal cantautorato alla composizione per soundscape e suoni concreti che permette all’autore di scavare a fondo sporcandosi le mani con l’angoscia, l’inedia e il vuoto. Un buon saggio d’avanguardia che - anche grazie alla non pretenziosa durata - evita lungaggini di composizione e si concentra sull’ambiente, in spolpi suoni ricavati dalla fredda vallata del Wessenden (West Yorkshire). Registrato dal vivo al Fuse Art Space di Bradford, gennaio 2014.

07/08/2014