Royal Bravada

Royal Bravada

2014 (Prismopaco Records)
alt-rock

Un po' tutti sanno come funziona un'eco: un'emissione sonora incontra un ostacolo, questo riflette il suono che poi torna all'ascoltatore in maniera mutata e soprattutto con più o meno ritardo. Mentre nella realtà un'eco può durare solo qualche istante, nella storia della musica la fisica è molto differente: ci ritroviamo quindi spesso ad ascoltare il riflesso di suoni lontani anche di diversi anni o decenni, come nel caso dei Royal Bravada.

La band di Monza ha esordito nel 2012 con l'Ep "Black Bones" mettendo subito in chiaro le proprie intenzioni, cioè riproporre le sonorità del britpop e soprattutto dell'indie-rock del decennio passato. Il progetto è andato avanti con successo fino al compimento del grande passo: l'esordio su Lp. Ecco quindi "Royal Bravada", omonimo album autoprodotto e pubblicato per la Prismopaco Records di Diego Galeri (ex-batterista dei Timoria).
Sin dai primi istanti si possono distinguere gli echi delle chitarre di Kapranos, Turner e soci, uno dei trademark della decade scorsa che a quanto pare stenta a scomparire del tutto. In brani quali "Round The Corner" e "Hold Fast" vengono riproposti giri di basso, schitarrate e coretti à-la Franz Ferdinand, mentre "Black Bones" scimmiotta un po' la hit "Brianstorm" degli Arctic Monkeys.

L'intento è chiaro: far divertire l'ascoltatore. Le melodie cantate da Alberto Ciot sono coinvolgenti e rimangono subito impresse. La sezione ritmica composta da Antonio Silvestre al basso e Marco Lucano alla batteria non lascia mai momenti di pausa: è impossibile star fermi ascoltando "Secrets" o "Mad Dog". Da segnalare la cover di "Hey Boy Hey Girl" dei Chemical Brothers, in cui i synth dei fratelli chimici vengono sostituiti dalle potenti chitarre di Luca Fedeli e Alberto Trizzino.
L'album nel complesso appare molto solido e omogeneo, forse anche troppo. L'unica canzone che si discosti dalle sonorità sopracitate è l'acustica "Darkside Backyards", collocata a metà disco, a far da spartiacque.

Tornando alla definizione iniziale, le componenti che abbiamo detto caratterizzare l'eco sono due: il mutamento nel suono e il suo essere percepito in ritardo. Riguardo al primo punto, "Royal Bravada" è troppo fedele alla fonte originaria: non vi è l'intenzione di creare sonorità proprie, ma piuttosto di replicare. Inoltre quello che viene riproposto, in ritardo appunto, è un genere che ormai sembra aver detto tutto. E' forse tempo di abbandonare le seppur belle chitarre indie per smettere di essere eco e diventare fonte.

08/04/2014

Tracklist

  1. Secrets
  2. Drawing Circles
  3. Thieves Friends
  4. Round The Corner
  5. Hold Fast
  6. Black Bones
  7. Darkside Backyards
  8. The Wolf
  9. Hey Boy Hey Girl
  10. Mad Dog

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