Scott Walker & Sunn O)))

Soused

2014 (4AD)
songwriter, gothic-rock
5.5

Ormai sdoganata anche alla fetta più grande del pubblico alternativo con l'ultimo "Bish Bosch", l'ultima fase della carriera di Scott Walker riceve un'ulteriore consacrazione di intransigenza sperimentale con un disco collaborativo sulla carta destinato a divenire un culto assoluto, in compagnia dei nuovi beniamini del drone-metal, Sunn O))).
Per i Sunn non è certo la prima collaborazione (ultima per cronologia "Terrestrials" con gli Ulver), anzi i progetti paralleli di Stephen O'Malley semplicemente debordano nella prolissità più sfiancante. Per Walker e i tempi biblici che hanno prodotto la trilogia - con un preludio: "Climate Of Hunter" - formata da "Tilt", "Drift" e "Bish Bosch" nell'arco di un ventennio, è invece uno shock, in primis per la natura solipsistica del cantautore post-Walker Brothers, ma soprattutto per il fatto che "Soused" viene a nemmeno due anni dal disco diretto predecessore.

La modalità "cantautore di ricerca + band heavy metal di supporto" non è comunque inedita, dato che ricorda la collaborazione tra Neil Young e i Pearl Jam del 1995 ("Mirror Ball"), o quella omonima tra Jarboe e i Neurosis del 2003, o quella recente tra Lou Reed e i Metallica del 2011 ("Lulu").
Nel caso di "Soused", i Sunn O))) provano a sostituirsi all'ormai noto e proverbiale arsenale di suoni da incubo della tarda carriera di Walker, ma quello che sulla carta dovrebbe suonare ancora più spaventoso, suona invece come paradossalmente prevedibile. "Brando" e "Lullaby" (la prima è la meglio congegnata) alternano un'aria d'opera pomp-rock a un lamento languido alla Morrissey impiantato in processioni esoteriche. Un altro contrasto dinamico risiede in "Bull", stavolta tra scoppi industrial, che però suonano tradizionali, e i droni tipici dei Sunn, qui in semplice mezzopiano d'accompagnamento, a ristagnare invariati anche in tutta la chiusa, e "Fetish" è un ancor meno fantasioso e un ancor più arbitrario agglomerato industriale, che difficilmente s'impenna.
Le lunghe durate e il flusso baritonale gorgheggiante di Walker sono più una condanna che altro. A esplicitarlo sta la più estesa, "Herod" (dodici minuti), un soundscape horror che si ripete circolarmente come un mantra, le cui proprietà genuinamente sataniche si riducono lungo l'ascolto.

Come in questi e altri casi, e come nella stragrande maggioranza delle collaborazioni di grido e non, è una giustapposizione che riduce le originalità di partenza nel tentativo di far comunicare mondi affini ma divergenti, talvolta stridenti. Non necessariamente una somma delle parti restituisce un tutto. Sa di formula, di modulo da mettere in un pattern; l'espressionismo gestuale ed esasperato rimane sullo sfondo a gorgogliare, come la distorsione tremolante di O'Malley, che in un paio di episodi fa da calibrata atmosfera. C'è comunque il collante dei suoni affascinanti e ben incastrati, merito del fido Peter Walsh in cabina di produzione.

05/10/2014

Tracklist

  1. Brando
  2. Herod 2014
  3. Bull
  4. Fetish
  5. Lullaby

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