Self Defense Family

Try Me

2014 (Deathwish Inc.)
post-hardcore

Per anni, End Of A Year è stata la sigla dietro cui ha trovato rifugio un collettivo di musicisti di Albany, New York, riuniti intorno alla figura del carismatico vocalist Patrick Kindlon. Un nome ripreso da un brano degli Embrace di Ian MacKaye per tre full-length di ottimo emo-core dalle sfumature post e un buon numero di uscite sulla breve e media distanza.

Nel 2011, poi, la decisione del cambio di moniker in Self Defense Family, scelta certo non semplice e banale, raccontata anche in un divertente articolo scritto per Alternative Press. Tra una considerazione sulle mille identità di Will Oldham (“il tizio non sembra davvero soffrirne”) e un consiglio a tutte le band hardcore là fuori (“non cercate di essere sinceri nel vostro nome. Quello tenetevelo per la musica”), una semplice constatazione: “Una volta che alla gente è chiaro che hai cambiato nome, puoi cambiarlo sempre.”
Da lì, una bella sequenza di singoli ed Ep, fino a giungere a questo nuovo “Try Me”, ottanta minuti che suonano come la definitiva affermazione di un punto di vista netto e rigoroso sul senso dell’espressione artistica. Il sound risulta ancora più scarno rispetto alle precedenti uscite, con le chitarre a rimestare nel torbido di riff post-punk; la pura emotività hardcore, invece, è come raggelata in nove brani che raramente esplodono e più spesso sembrano ripiegarsi su sé stessi, sfiniti. Sono stati chiamati in causa, a ragione e per vari motivi, Lungfish e Fugazi, Touché Amoré e Fucked Up.

“Tithe Pig” apre su un ritmo circolare, con l’ossessione dei suoni ad appaiare quella dei versi, che sembrano raccontare una relazione esclusiva e maniacale; un break ipnotico, un crescendo rumorista e la ripetizione di un’unica parola (tithe, tributo), a creare un’atmosfera realmente claustrofobica.
"Nail House Music” è tagliente e diretta, ma le sei-corde lavorano per sottrazione, facendone una sorta di anthem disidratato dal testo al solito misterioso, che cita il caso irrisolto di un omicidio avvenuto in Inghilterra al principio degli anni Quaranta e che generò una serie di graffiti (“Who Put Bella In the Wych Elm?”) apparsi in vari luoghi per oltre mezzo secolo.

La traccia scelta per anticipare l’album, “Turn The Fan On”, sgocciola negli anfratti di una sessualità sconvolta, edificata su sonorità sospese e distanti che nel chorus vengono affiancate da eterei controcanti. Di contro, “Mistress Appears At A Funeral” dona per un attimo sollievo, con la voce di Caroline Corrigan ad accarezzare un alt-country-soul dalla sensualità Afghan Whigs.
Ma è solo un istante, poiché “Apport Birds” torna a bruciare la pelle, ragionando di religione con la consueta schiettezza (“I understand the pull of religion/ When there's a loss that won't stop itching”) e rilasciando la tensione solo nell’ultimo minuto. “Aletta”, facilmente miglior pezzo dell’album, è uno sferragliante mid-tempo inaugurato da un’acida dichiarazione programmatica (“Simple folk need their love songs/ Idiots love an anthem”) e, in un acuto rovesciamento di prospettiva, finisce per diventare proprio quello che sembrava respingere.

Detto che “Weird Fingering” è un torcersi lo stomaco quasi Jesus Lizard e “Dingo Fence” una progressione impro da dieci minuti piuttosto monotona, resta da citare il vero centro di “Try Me”, motivo non-musicale per cui l’album ha finito per far molto parlare di sé.
Divisa in due sezioni da circa venti minuti ciascuna, poste al centro e a conclusione del percorso, “Angelique” è il resoconto di un’intervista all’attrice hard Jeanna Fine (nata Angelique Bernstein), in cui la donna racconta la propria vita, dall’infanzia fino all’ingresso nel mondo dei film per adulti. Di un’emotività bruciante, a tratti realmente insostenibile, è la classica cosa che si finisce per ascoltare una sola volta, ma in realtà racchiude in sé buona parte del senso dell’opera e ne è la primaria fonte d’ispirazione, come ha dichiarato Kindlon, abbandonando per un attimo il consueto sarcasmo e rispondendo ai detrattori: “E’ solo una persona interessante. Ha una storia personale straordinaria e non c’è bisogno che tu sia interessato alla pornografia per trovare la sua storia convincente. Basta che tu sia interessato agli esseri umani.”

Non un disco per tutti i giorni, “Try Me”, così disagevole e provocatorio. Nessuno, però, potrà derubricarlo a semplice eccesso, poiché questa è musica che per lunghi tratti prende alla gola e costringe all’ascolto.

30/01/2014

Tracklist

  1. Tithe Pig
  2. Nail House Music
  3. Turn The Fan On
  4. Mistress Appears At A Funeral
  5. Apport Birds
  6. Angelique One
  7. Aletta
  8. Fear Of Poverty In Old Age
  9. Weird Fingering
  10. Dingo Fence
  11. Angelique Two

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