Sisyphus

Sisyphus

2014 (Asthmatic kitty)
alt-hip-hop, indie-pop

Spesso le motivazioni di un musicista sono più nobili del risultato artistico: la collaborazione tra il rapper di Chicago Serengeti, l’abile produttore di New York Son Lux e l’imprevedibile Sufjan Stevens rientra inevitabilmente in questa ibrida categoria di cross-over stilistico non del tutto riuscito.
Le colpe sono da ricercare nella esuberante personalità dei tre co-attori del progetto Sisyphus, che impedisce che la sinergia viri verso qualcosa di inedito e lontano dallo standard dei tre musicisti.

Senza dubbio l’irruenza creativa di “Flying Ace”, un poetico rap post-moderno ricco di ipnotici beat e ottimi intrecci di tastiere, e della successiva “My Oh My”, dove hip-hop e chamber-folk si sposano senza indugio o imbarazzo, vanno ben oltre le vibrazioni dei singoli protagonisti, ma è un piccolo miracolo che non si rinnova per tutto l’album. Più spesso la sensazione è quella di una miriade di variegate soluzioni che faticano a stare insieme, “I Won’t Be Afraid” naviga tra sonorità dream-pop senza mai trovare approdo, e il divertissement di “Lion’s Share” resta confinato al piacere personale dei tre protagonisti.
“Sisyphus” ha la sua genesi nella istallazione al Walker Arts Center di Minneapolis dell’artista Jim Hodges: le musiche sono state elaborate per accompagnare le sue sculture, la tentazione per i tre artisti di rendere comunque riconoscibili le loro creazioni ha impedito quella spinta evoluzionista necessaria per svincolare il risultato dalla semplice addizione delle parti in causa. Sufjan Stevens sembra essere più a suo agio con le intuizioni sonore di Son Lux che con l’estrosità di Serengeti, ed è un peccato che alfine si confinino episodi come “Hardly Hanging On” nel mondo delle interazioni non sinergiche, mentre la sognante e magnetica “Take Me” resta l’unico campionario da esibire per futuri sviluppi stilistici.

Serengeti e Son Lux hanno a loro favore una forza sonora più marcata e coinvolgente: i due episodi che aprono e chiudono l’album (“Calm It Down” e “Alcohol”) sono delle sferzate d’energia che non lasciano indifferenti anche l’ascoltatore più distratto e quando in “Booty Call” il rap prende il sopravvento sulle altrui pulsioni c’è solo spazio per un'orgia di ritmi sensuali che annulla la personalità dei co-protagonisti.
Nonostante tutto ciò “Sisyphus” è un album interessante, ma l’unico rammarico e che c’erano tutti i presupposti per un lavoro epocale: si prenda ad esempio “Rhythm Of Devotion”, una di quelle intuizioni che farebbe la fortuna di molte band in cerca della alchimia pop moderna, un trip-hop dalla superba orchestrazione sonora che difficilmente escluderete dalla vostra compilation di fine anno. Nonostante però la sintesi non suoni mai forzata si avverte il rischio che non riesca a coinvolgere nessun nuovo fan oltre quelli devoti ai tre protagonisti.

31/03/2014

Tracklist

  1. Calm It Down
  2. Take Me
  3. Booty Call
  4. Rhythm Of Devotion
  5. Flying Ace
  6. My Oh My
  7. I Won’t Be Afraid
  8. Lion’s Share
  9. Dishes In The Sink
  10. Hardly Hanging On
  11. Alcohol




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