Messa in saccoccia una serie di uscite su corta distanza, i vicentini Sultan Bathery debuttano con un disco omonimo all’insegna del virulento revival sixties dei primi Black Lips.
La bassa qualità di registrazione e la produzione mono aiutano a conferire una dimensione dinamitarda a inni Kinks-iani come “Satellite”, e a tutta una serie di sciolti riferimenti ai maestri, come l’hard-rock malvagio alla Screaming Lord Sutch di “Flowers Of Evil”, il boogie Doors di “On The Run”, il rodeo alla Creedence con foga vocale hardcore di “Good To Me”, e canzoni marziali alla Yardbirds (“Talk With You”, “So Blue”). Ma il meglio arriva quando la band accantona il ritornello e punta tutto su cadenza, riff, e pure scampoli di jam psichedelica e cambi di tempo: “Purple Moon”, “Mirror”, “Where The Lights Are”.
Anche se la scrittura diventa spesso consuetudine, è un disco di garage-punk che vanta un’infallibile sezione ritmica, un alto e concitato ritmo e schegge soniche ben calibrate tra l’incalzante e il contagioso. Edito dall’americana Slovenly, un asso del genere.
01/06/2014