Wallis Bird

Architect

2014 (Karakter)
songwriter

Nel giro di un solo biennio, Wallis Bird è passata dall'essere la principessa ribelle del folk irlandese a piccola, ma fulgida stella del firmamento indipendente europeo, corteggiata dalle platee di tutto il Vecchio Continente e pronta a compiere il grande balzo verso l'affermazione. Chissà se se lo immaginava, appena due anni fa, all'uscita del suo disco omonimo, che quel sensazionale scrigno di canzoni, quel manifesto di un'Irlanda mai dimentica delle proprie tradizioni eppure vogliosa di rinnovamento, sarebbe stato il lasciapassare per il mondo, il lavoro con cui spiccare il volo: certo, con una scrittura del genere e una grinta interpretativa simile era lecito aspettarsi grandi cose, ma il tam tam mediatico (relativo, s'intende) che sta accompagnando la pubblicazione di questo nuovo “Architect” (coinciso con il trasferimento della songwriter in quel di Berlino) è comunque una bella sorpresa, a maggior ragione visto che l'interesse (da parte del pubblico) per il recupero della tradizione e la sua attualizzazione sta progressivamente scemando. In ogni caso, provare a rilanciare era la scelta da effettuare, giunti a questa fase della carriera.

Che dire? La scommessa senz'altro premia tutto il coraggio di una cantautrice tra le più estrose e particolari degli ultimi anni (la sua tecnica chitarristica, frutto di una necessità obbligata a causa di un incidente, è davvero tra le più peculiari in circolazione, è bene ribadirlo), la sua voglia di mettersi in discussione e aggiustare il tiro della propria indagine, ma anche così le cose, rincresce dirlo, funzionano soltanto a intermittenza. E pensare che lo straordinario singolo di lancio, una “Hardly Hardly” che con quel ritornello e quel ricchissimo corredo synth-folk portavano la ricerca per il cromatismo melodico del precedente disco ai massimi livelli, pareva avviare il progetto a un'indimenticabile conferma, di quelle da portarsi appresso come un gioiello raro.
Pareva, ché in realtà ogni attesa, legittima o meno che fosse, viene presto disattesa: incentrato, come titolo lascia intuire, su costruzioni ritmiche più definite e composizioni mediamente meno istintive nell'approccio, “Architect” si presenta come set di canzoni più articolato, finanche complicato dalla pulsione a un ampliamento stilistico dal peso considerevole. A esso non s'affianca però una crescita nella scrittura di analoga portata; si prenda l'urban-folk mutante di “I Can Be Your Man”, ad esempio, in cui l'impronta ritmica dalle brillanti striature R&B mal convive con una linea melodica a malapena accennata, incapace di tener testa a un commento sonoro che invece aspira a tutt'altro trattamento. E anche nel puntare su un armamentario pop più classico, tenendo in filigrana le nervature tradizionali di sempre, non si raggranella più di una stiracchiata medietà complessiva, da rocker in carenza d'idee (una vetusta “Daze” che rispetto all'energica freschezza di una “Encore” ne esce totalmente distrutta).

Soprassedendo inoltre sulla stravaganza gratuita di “Gloria”, compiaciuta nel suo tiro eighties e nell'eccessiva convulsione dell'arrangiamento, le cose cominciano ad andare per il verso giusto o quando a prevalere è l'aspetto prettamente folk della questione (“Communion”, sostenuta da un corposo giro di basso e da un'estetica corale bella quadrata), oppure quando l'impasto si prosciuga a favore di una maggiore essenzialità espressiva, lasciando a Wallis e al suo iper-dinamico fraseggio totale carta bianca (la chiosa per sola chitarra di “River Of Paper”, la confessione senza grossi orpelli di “The Cards”, giocata su un crescendo dal toccante trasporto).
Troppo poco però, anche soltanto per passare oltre la confusa eterogeneità stilistica del disco, per poter avallare cadute di stile e più frequenti stalli compositivi. La Bird rimane senz'altro un'interprete straordinaria, capace di letture vibranti e passionali, dotata di una voce che sa usare a sua totale discrezione. E non le manca anche la curiosità di volgere il suo sguardo a nuovi orizzonti. Prendiamo quindi il nuovo “Architect” come il classico disco di transizione, nell'attesa di rivedere ardere la fiamma creativa di una delle migliori songstress dell'ultimo decennio.

19/04/2014

Tracklist

  1. Hardly Hardly
  2. I Can Be Your Man
  3. Daze
  4. Holding A Light
  5. The Cards
  6. Girls
  7. Communion
  8. Gloria
  9. Hammering
  10. River Of Paper

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