We Have Band

Movements

2014 (naïve)
synth-wave, indietronica

Sbocciato sul finire del primo decennio del nuovo millennio, il trio londinese che risponde al nome di We Have Band, quasi come a voler affermare una certa distanza dalla freddezza dell’elettronica comunque parte essenziale del loro sound, si era imposto già con l’esordio full lengthWHB” del 2010 come possibile sorpresa del mondo indie alternativo e sintetico; eppure non pochi erano stati coloro che avevano storto il naso, ancor più col successivo “Ternion” di due anni più giovane. Darren Bancroft (voce, batteria, percussioni, sampler), Dede WP (voce, percussioni, sampler), Thomas WP (voce, chitarra, basso, programming) proseguono per la loro strada fatta di melodie wave misteriose ma non troppo e synth a non finire, facendo passi minimi per distaccarsi da quegli esordi mai davvero oltremodo convincenti. Presi idealmente a prestito come primari punti di riferimento i conterranei e ben più talentuosi Hot Chip che qui paiono essere risputati con piglio giovane, quasi a seguire la strada dei nuovi Chapel Club post-svolta elettronica (“Save Myself”, “Burning On My Lips”, “Blue”), i britannici WHB sviscerano totalmente la materia synth-pop, a partire da certi lontani anni Ottanta dal carattere The Beloved (“Modulate”, “Please”) senza dover obbligatoriamente scomodare i New Order, usciti anch’essi con un album dal titolo “Movement” quasi omonimo del nostro.

Le atmosfere si fanno talvolta più scure, in una synth-wave che fonde Depeche Mode ed Editors in un sodalizio non troppo improbabile (“Look The Way We Are”) ma è quando quelle stesse suggestioni laconiche fluttuano per toccare freddi lidi dance-post-punk revival newyorkesi in stile The Rapture (“Burning On My Lips”, “Every Stone”) che gli We Have Band paiono trovarsi di più a loro agio. Tuttavia non ci si lasci incantare da tante similitudini e non ci s’inganni del fatto che il trio affoghi in un mare di convenzionalità che invece suona solo come il tentativo di fare per bene qualcosa che già è stato creato meravigliosamente in passato. I londinesi osano anche andare oltre, pur senza troppa convinzione, tastando il terreno che sembra esclusiva di Glen Johnson e dei suoi Piano Magic (“You Only”) oppure marciando verso una più agevole e immediata pop-wave (“Someone”, “No More Time”) o ancora puntando su tribalismi elettronici senza troppi fronzoli, potenti e spontanei come nella meraviglia dell’anno Erotic Market (“Heart Jump”).

Non troppe novità, dunque, in questo “Movements”, ma alcuni ottimi pezzi e qualche tentativo di superare gli schemi andato a segno solo per metà. Dopo tre album pare chiaro che non più del dovuto ci si possa aspettare dai We Have Band, e se proprio non siamo al canto del cigno, dobbiamo riconoscere la vittoria degli scettici e non di coloro che si fidarono ciecamente di Paul Lester (vedi "New band of the day" del Guardian) prima e di un certo Gareth Jones poi. Qui c’è da confidare solo in qualche buona melodia e mettersi l’anima in pace giocando a scommettere sulla prossima sorpresa scovata all’ombra del Big Ben.

27/08/2014

Tracklist

  1. Modulate
  2. You Only
  3. Look The Way We Are
  4. Someone
  5. Save Myself
  6. No More Time
  7. Burning On My Lips
  8. Heart Jump
  9. Please
  10. Every Stone
  11. Blue


We Have Band sul web