Woodentops

Dopo Bats e The House Of Love, tocca ora ai Woodentops farci rivivere l’atmosfera di quell’’86 che li vedeva protagonisti di secondo piano del jangle inglese, col loro, grande “Giant”, un adrenalinico frullato pre-twee davvero unico nel panorama del tempo. “Granular Tales” è così il loro ritorno, a ventotto anni da “Giant” e a ventisei dall’ultima loro uscita.
La motivazione principale sembra essere la ricostruzione dello spirito del tempo, a partire dalla registrazione in presa diretta (ed effettuata nell’arco di una sola notte, bloccati in studio da una tormenta di neve), tanto da far dire a Rolo McGinty, frontman della band, di percepire “Granular Tales” come, addirittura, un prequel di “Giant”.

Forse non è proprio così, si sentono tutti gli anni passati: è difficile immaginare che, prima del 1986, i Woodentops potessero mettere insieme un pezzo “r’n’b-rock” come “Smokin’”, o una ballata come “Take Me Through The Night”, un Cave da classifica. Ma anche uno come il singolo di lancio “Third Floor Rooftop High”, che sembra provenire dall’ultimo The War On Drugs.
Ci sono però i Go-Betweens di “Before Hollywood” di “Stay Out Of The Light”, o la classe vagamente jazz di “What Was Taken I Don’t Want Back”; e, perché no, una traccia come “A Little More Time”, che potrebbe venire dall’ultima uscita solista di Dean Wareham, col suo andamento poeticamente stralunato.

Manca in fondo un pelo di freschezza, a “Granular Tales”, però, e questo è forse il difetto più evidente in un ritorno dopo così lungo tempo. Ma il tono malinconico o scanzonato (il jangle balcanico di “A Pact”) del disco non può lasciare che questa critica si spinga oltre.

15/04/2014