Alif

Aynama-Rtama

2015 (Nawa Recordings)
arab-rock-alternative

2012, il Liverpool Arabic Arts Festival tiene a battesimo l’Alif Ensemble, sette musicisti provenienti da Siria, Libano, Giordania, Palestina, Egitto e Iraq. La loro fusione di musica antica, elettronica e musica sperimentale solleva grandi consensi tra il pubblico, mentre i critici tirano in ballo perfino Flying Lotus.
Giunge tre anni dopo il primo disco del gruppo, che mette a fuoco la buona caratura dei musicisti coinvolti, anche se l’organico è ridotto a solo cinque elementi (sono fuoriusciti Ayman Mabrouk, e il violinista Yaroub Smarait).

Khyam Allami (oud), siriano, è un esperto di musica tradizionale. Nonostante sia vissuto a Londra, ha intrapreso degli studi sulle strutture sonore arabe, viaggiando per il Medio Oriente e incontrando vecchi maestri del genere, ed è anche fondatore dell’etichetta indipendente Nawa Recordings.
Nato al Cairo da una famiglia di profughi palestinesi, Tamer Abu Ghazale (voce/ buzuq) è uno dei personaggi di spicco della scena underground araba. Alla tenera età di due anni già intonava le prime canzoni, buttando giù le sue prime composizioni a soli dieci anni.
Rientrato in patria, ha conseguito un diploma al conservatorio studiando teoria musicale, analisi, composizione e orchestrazione, dopo un esordio ricco di riferimenti culturali, sociali e politici (“Mir’ah” del 2008, composto in Palestina durante il bombardamento delle città palestinesi) ha fondato una band di arabic-rock-alternative (Kazamada), prima di convogliare negli Alif.
Maurice Louca (tastiere, elettronica) è nato al Cairo, membro del trio elettronico Bikya, nonché autore di un album ,“Garraya”, ricco di ipnotici beat e drone elettronici, è autore apprezzato anche di musica per teatro, cinema e arte visuale.
Completano la band Bashar Farran (basso) e Khaled Yassine ( batteria, percussioni).

Sicuramente molti riporteranno indietro l’orologio, quando la world music sembrava invadere la discografia, con i suoi ibridi e le contaminazioni in stile Real World, c’era voglia di scoprire nuove frontiere, ma gran parte della produzione finì in una sbornia orgiastica, di cui ben poco è rimasto negli annali del rock. Ma questa volta è diverso, non è l’Occidente il centro gravitazionale del contagio culturale, ma è il mondo arabo che si affaccia verso l'esterno, facendo sue le evoluzioni e i costumi musicali del passato millennio.

Gli Alif sono gli U2 arabi che alzano al cielo il loro canto di libertà, i Blue Nile del Nilo che raccontano la vita notturna delle loro città, il Peter Gabriel affascinato da toni e armonie inconsuete (quelle occidentali), o i Radiohead che provano a dare un nuovo senso a storie e suoni antichi. Sono infine l’occhio curioso e creativo di un popolo che trova forza nella sua tradizione e la rende universale.
Ogni elemento del progetto ha una sua ragion d’essere: dalla splendida illustrazione della copertina, opera del pittore siro-libanese Semaan Khawam, alle poesie di tre scrittori celebri: Mahmoud Darwis, Sargon Boulos e Faiha Abdulhadi, quest’ultima figlia di una stimata femminista palestinese.

“Aynama-Rtama” è un album intenso e coinvolgente, non è il classico pasticcio etno-rock, né un crossover senza personalità e sostanza; fermo restando il valore dei testi, la scrittura lirica e gli arrangiamenti sono non solo raffinati e sopraffini, ma anche godibili e trascinanti.
Pur senza aver nulla in comune dal punto di vista sonoro e stilistico, l’esordio degli Alif possiede la stessa forza e logica creativa dei primi Massive Attackgroove sonori che attingono alla tradizione araba si maritano con folk, rock, avanguardia, elettronica, desert-blues e jazz, in un suono corposo e personale sul quale volteggia la voce singolare di Abu Ghazaleh.

A “Holako” è stato affidato il compito di anticipare sul web le attrattive di questo esordio, una contaminazione riuscita di musica tradizionale ed elettronica, tappeto ideale per il crescendo vocale di Ghazaleh, che lascia spazio a vorticosi intrecci armonici e strumentali che trascinano l’ascoltatore tra gli odori e i suoni delle stradine del Cairo.
Ma non è il tipico viaggio da turista quello che vi attende sulle orme della musica degli Alif. Le note oscure di synth e oud (tipico strumento a corde mediorientale), che introducono la magica poesia di “Al-Juththa”, aprono scenari di solitudine privi di folklore, con la voce che quasi soffoca e soffre, mentre tamburi e strumenti a corde sfiorano la malinconia universale; allo stesso modo l’ipnotico e morbido ciclo ritmico di “I’tiraf” è come un labirinto, dove prende vita una trance quasi liberatoria che suona mistica e orgiastica, quasi un canto rituale dove perdersi e ritrovarsi, prima che sprazzi di elettronica e jazz-vibes riportino l’ascoltatore in uno scenario moderno e caotico.

In “Aynama-Rtama” la musica procede per immagini e parole, la forza dei testi è il punto di partenza per lo sviluppo armonico delle canzoni; l’energia tribale di “Yalla Tnam” si tinge di elettronica e jazz scorrendo veloce e costante come un treno che attraversa città e luoghi solitari, senza mai fermarsi, prima di approdare in festose sonorità cristalline e ricche di gioia, mentre il raffinato downtempo di “Watti Es-Sawt” lambisce sonorità più ardite e ambiziose, con un ferrato e aspro dialogo-duello tra voce e strumenti che profuma di art-rock e King Crimson.
L’eccellente caratura dei musicisti dona sfumature e risvolti inediti a tutte le composizioni, che raramente sfiorano la prevedibilità, così le semplici note di “Al-Khutba Al-Akhira” si vestono man mano di folk ed elettronica, con sonorità complesse, raffinate variazioni di spettro sonoro che vanno dall’acustico allo sperimentale, e sonorità quasi apocalittiche e disturbanti.
Anche la schietta malinconia di “Dars Min Kama Sutra” diventa un territorio fertile per evoluzioni dense di energia ritmica e potenza melodica, una fusione quasi mesmerica.

Evocativa nei suoi richiami alla tradizione araba, suggestiva e stimolante nella sua interazione con il presente, la musica degli Alif forse riuscirà a sdoganare una scena underground che si agita da tempo nei paesi arabi (Mashrou’ Leila e Cairokee tra gli altri), violandone definitivamente l’immagine pop e romantica.
In “Aynama-Rtama” la musica diventa linguaggio, la poesia diventa suono, con il finale di “Eish Jabkum Hon?” a suggello minimale ed esistenziale di un album potente e ricco d’immaginazione, l’unica vera via di fuga per la libertà spirituale.

30/08/2015

Tracklist

  1. Holako (Hulagu)
  2. Dars Min Kama Sutra (A Lesson from Kama Sutra)
  3. Al-Juththa (The Corpse)
  4. I’tiraf (Confession)
  5. Al-Khutba Al-Akhira (The Last Declamation)
  6. Yalla Tnam (Lullaby)
  7. Watti Es-Sawt (Keep It Down)
  8. Eish Jabkum Hon? (What Brings You Here?)


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