Butterfly Child

Futures

2015 (Dell'Orso)
alt-pop

Sopraffatto dall’enorme quantità di bilanci di fine anno, perplesso di fronte alle discussioni sul nuovo fenomeno hype e sull’ennesima rivelazione dell’anno, avverti l’urgente bisogno di respirare aria pulita, di lasciarti andare con un po’ di musica in sottofondo che non appartenga alla casta dell’alternative a tutti i costi. Un disco che non sia l’ultima ristampa di un tesoro perduto di cui nessuno conosceva l’esistenza, oppure il comeback album più atteso degli ultimi vent’anni.

Abbandonarsi all’ascolto del quarto album dei Butterfly Child è la scelta migliore che si possa fare in questi casi. Il percorso artistico di Joe Cassidy non è mai stato sopra le righe: con quel raffinato mix di shoegaze, psichedelia e dream-pop si è tenuto elegantemente fuori dalla sbornia britpop che era prossima a venire. Anzi, i tre album del musicista irlandese sfuggivano regolarmente alle regole del mercato. E il suo ritorno discografico, dopo quasi 17 anni, non ha perso nulla di quella genuina vena naif.
“Futures” ripristina tutte le credenziali di perfezione pop che dall’esordio del 1993 “Onomatopoeia” fino al corposo terzo album “Soft Explosive” (anno 1998) si erano consolidate in un eccellente archetipo di songwriting dal quale hanno attinto band più fortunate o scaltre.

Tre anni fa il singolo “No Longer Living In Your Shadow” aveva riacceso le speranze dei fan del musicista irlandese, nonostante il fallimento di un altro side-project a nome Assassin. Ma il sogno di Joe Cassidy era quello di realizzare un album curato in ogni particolare, dalla scrittura agli arrangiamenti. E così ha trascorso molto tempo alla ricerca di vecchi strumenti ormai desueti e introvabili, come ad esempio la prima drum machine usata per l’esordio “Onomatopoeia”. Anche il pregevole tono letterario è rimasto intatto, mentre la fragilità sonora del passato si è trasformata in consapevolezza. Non è un caso, infatti, che Joe Cassidy sottolinei con sincero candore in “Still Learning To Crawl”: “A un certo punto le cose devono cambiare in meglio, sì questa volta sarà diverso, lo giuro".

Le prime tre tracce rimettono in gioco le coordinate stilistiche già note: la psichedelia riaffiora in “Blind Me So I May See”, mentre il dream-pop rinnova il suo fascino nella crepuscolare “Still Learning To Crawl”, lasciando a “Playfair Steps” tutta l’energia e la raffinatezza del miglior shoegaze.
Quello che stupisce di “Futures” è la sua estrema fruibilità d’insieme, un album pop intelligente ed elaborato che a tratti evoca la passione artigianale degli Xtc-era “Nonsuch”. A essere sinceri, ci sono più idee in queste tredici tracce che negli ultimi tre o quattro album dei Coldplay.

Il pop cristallino di “No Longer Living In Your Shadow”, ricco di sfumature orchestrali, vocali e chitarristiche, e il minimalismo di “Our Delay” sono solo due esempi dell’abilità di Joe Cassidy di restare abilmente fuori dalla prosopopea di molta produzione pop; anche quando il romanticismo di “Holding On” (guest star i Webb Brothers) prende possesso della voce di Joe, si ripete quella magia che distingue l’amore dall’infatuazione.
L’elettronica fa la sua parte, con interessanti escursioni stilistiche che mettono in contatto il minimalismo notturno dei Blue Nile con la rigidità emotiva dei Kraftwerk (“The Only Soud”), rinnovando perfino l’estatica psichedelia-shoegaze dei Bark Psychosis (“Lost In These Machines”).

“Futures” è un album il cui fascino ha bisogno di più ascolti per essere apprezzato in pieno. Ogni tassello ha un suo ruolo ben preciso, è un affresco dream-pop che riesce a essere carezzevole e delicato nella title track, ma anche più ambizioso nell’articolato chamber-pop di “Beauty #2”. Sono progetti come questi che ridanno dignità alla forma-canzone, delineando con raffinata disinvoltura il confine sempre più labile con il mainstream.

La notturna e solitaria ballad per piano e synth “Night Music” ripropone il paragone coi Blue Nile, ma spetta a “A Shot In The Dark” assestare il colpo basso che metterà in ginocchio i moderni restauratori del britpop: delicate trame acustiche si trasformano in un riff tagliente e incisivo che arriva diretto al cuore senza ricorrere a trucchi o enfasi posticce.
Se amate Blue Nile, Xtc, e il suono 4AD, “Futures” vi catturerà senza alcun indugio, ma anche i poco avvezzi a queste malinconiche lande non potranno non restare affascinati dalla perfezione e dalla grazia del nuovo disco dei Butterfly Child.

21/12/2015

Tracklist

  1. Blind Me So I May See 
  2. Still Learning To Crawl 
  3. Playfair Steps 
  4. Our Delays 
  5. No Longer Living In Your Shadow 
  6. Sheets Of Whitewashed Sun
  7. A Shot In The Dark
  8. Night Music
  9. Holding On 
  10. The Only Sound 
  11. Futures
  12. Lost In These Machines 
  13. Beauty #2






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