Chelsea Wolfe

Abyss

2015 (Sargent House)
dark-gothic-noise

Il percorso di Chelsea Wolfe era ben chiaro ed evidente per chiunque avesse analizzato il crescendo creativo della sua discografia. Le suggestioni goth-rock alla Siouxsie e le evanescenze stile This Mortal Coil erano il tracciato cardiologico sul quale innestare modiche quantità di noise e folk chill-out. Una resurrezione energica e dolorosa che in “Abyss” trova il suo punto fermo.
La spaziosa struttura sonora, nella quale malinconia, poesia, paura, sofferenza e sacrificio lottavano in cerca di una parziale vittoria, si è ora resa malleabile e ruvida, coinvolgendo le pagine più entusiasmanti del post-rock, introducendo anche l’hardcore e l’industrial degli Swans, ed è proprio in questa inattesa virata verso il rumore la chiave di volta del nuovo album di Chelsea Wolfe.

Anche la scrittura è più sicura e matura, le leggere defaillance del pur ottimo “Pain Is Beauty” sono accantonate, in favore di canzoni più complesse e articolate, dove il climax non è più nell’ipnosi da sottofondo, ma è asservita a una forza mesmserica che si approssima al terrore, inchiodando l’ascoltatore alle sue paure più recondite.
E’ un album fisico, urgente, ma oltremodo intimo e oscuro. Un incubo che si materializza diventando sogno, come quando l’avvolgente lirismo di “Maw“ viene disturbato da leggeri schiaffi alla sua gentile melodia di base, o quando la furia acustica di “Crazy Love” viene modulata da note di violino che suonano come un arpeggio alieno.
“Abyss” è anche il primo album in cui il termine stand-out classic si adatta a ben tre o quattro composizioni. L’apertura di “Carrion Flowers” è una delle più entusiasmanti dell’anno, tra feedback di chitarra, pulsioni doom, scampoli di industrial e claustrofobie ritmiche che inneggiano alla discesa dell’animo nelle oscurità degli abissi. Presagi di una sanguinosa e crudele disfatta che “Color Of Blood” rende ancor più struggente prima del definitivo sfascio, con sonorità noise e landscape che duellano senza tregua.

Chelsea Wolfe sacrifica il suo lato tardo-romantico, la sua voce è più aspra e insicura, sembra aver quasi paura di lasciarsi andare alla malinconia nella suadente e sognante “Simple Death”, mentre in “After The Fall” sfibra la melodia graffiandola e sussurrandola, aumentando la forza poetica del brano, smerigliandolo a diamante di rara bellezza.
Cascate di doom-metal si incrociano con cantilenanti trasgressioni vocali (“Iron Moon”), riff plumbei mettono in musica le grida disperate di anime dannate in cerca di redenzione (“Dragged Out”), scampoli dream-pop del passato riaffiorano (“Grey Days”), e la forza antropologica del folk si tinge di blues e soul, riportando la voce al centro della nemesi emotiva (“Survive”), prima che l’abisso cali il sipario con destrutturazioni neoclassiche che hanno il fascino sinistro di un film horror.

“Abyss” è non solo il miglior progetto di Chelsea Wolfe, ma uno dei più corrosivi e creativi album dell’anno. Il suo fascino è non solo avvolgente ma anche tagliente e incandescente, non avrete bisogno di tempo per coglierne la forza, vi trascinerà nel suo vortice fino a prosciugarvi i sogni e l’anima.
Benvenuti all'inferno.

04/09/2015

Tracklist

  1. Carrion Flowers
  2. Iron Moon
  3. Dragged Out
  4. Maw
  5. Grey Days
  6. After the Fall
  7. Crazy Love
  8. Simple Death
  9. Survive
  10. Color of Blood
  11. The Abyss




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