Chevel

Blurse

2015 (Stroboscopic Artefacts)
techno

“Blurse” è l’ultimo Lp di Dario Tronchin, aka Chevel, per Stroboscopic Artefacts. Per la stessa etichetta il producer veneto aveva già pubblicato nel 2010 l’Ep "Monad" e nel 2014 il 12″ "One Month Off".
Dario Tronchin è un tizio molto intraprendente. La sua etichetta Enklav produce buone cose e dietro al suo lavoro c’è una notevole dose di hype, che ne aumenta comunque il percepito, prima ancora di ascoltarlo. E poi sforna dischi in continuazione, cosa non di poco conto. Il suo connubio con Luca Mortellaro aka Lucy continua in questa nuova produzione per la Stroboscopic, etichetta delle meraviglie molto amata dalla critica.

L’album spazia da territorio a territorio, aprendosi a orizzonti più caldi che non contrastano mai con l’anima di fondo del progetto, le cui ossa e membra sono techno e industrial. È elettronica di interzona, questa, dove ci si avventura con cautela e dove il confine tra accessibilità da dancefloor e sperimentazione è talmente sottile e indistinto che è difficile inquadrare il lavoro. Sicuramente un disco da coraggiosi, da gente che sa il fatto suo.
“Blurse” sta per “bless and curse”, ovvero benedizione e maledizione. Un titolo che lascia intendere un lavoro di illuminazione e improvvise oscurità.

Le anime primarie del disco sembrano essere tre. Innanzitutto quella più vicina al dancefloor, che si sprigiona nei pezzi più ritmati e marziali come “Identity Switch” e “#Loop33” ma soprattutto in “Down And Out”, dove il rigore sfuma nell’industrial ruvido e sporco.
La seconda anima è quella ambient ed è quella che lascia il disco in uno stato di sospensione melodica. È un’anima che ovatta le atmosfere, siano essere cupamente rumoriste o più prettamente musicali. In alcuni punti domina su tutto, erotica, sensuale, acquatica. La traccia che chiude l’album, “A Form Of Love”, sembra suggerire emozioni inespresse e dolorose, la forma d’amore suggerita dal titolo. Così come “Heimweh”, dove la delicatezza della melodia incontra echi di un Aphex Twin da manuale.
La terza anima è quella più industriale, suoni affilati e rumore distruttivo. “Flippant Remark” è un cuore che batte in una scatola di metallo. E “Comb”, brano che inaugura l’album, è un incrocio di lame affilate che sfuma nell’elegante tribalismo di “The Windrunner”.

Complice la grande quantità di suggestioni e la poliedricità dell’artista, l’ottimo lavoro pecca un po’ di intellettualismo e di disomogeneità. Forse sarebbe stato preferibile scegliere una strada e perseguirla, rinunciando a qualche pezzo. Ma il lavoro di una mente vulcanica non si può frenare nei recinti. Proprio per questo lo possiamo considerare come un album intellettuale, di testa, più che di cuore. “Blurse” è quindi il lavoro di un secchione molto furbo, in cui dancefloor e sperimentazione cercano di rincorrersi flirtando e facendosi strizzatine di occhio, complice il buio. 

15/12/2015

Tracklist

1. Comb
2. The Windrunner
3. Down and Out
4. Low Roof
5. Watery Drumming
6. Heimweh
7. Flippant Remark
8. Identity Switch
9. Loop #42
10. Stranded
11. Loop #33
12. Form Of Love

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