Dave Gahan & Soulsavers

Angels & Ghosts

2015 (Columbia)
folk-rock, electro-blues

Il vissuto di Dave Gahan è di quelli talmente intensi che da solo sarebbe sufficiente a ispirare così tante canzoni da riempire diversi album: le pressioni della fama, il vero e proprio baratro, la lenta risalita, la rivincita; tutte esperienze che molti artisti non potrebbero, e nemmeno vorrebbero, raccontare. I soli tre brani da autore che, per clausola contrattuale, può ormai inserire negli album dei Depeche Mode non gli sono sicuramente abbastanza per esprimersi liberamente, vagliati per giunta da un Martin Gore fin troppo padre-padrone del glorioso marchio, nonostante l'intuizione melodica tra loro non sia più così distante e qualitativamente sbilanciata.

Proseguire la sua non troppo acclamata carriera solista all'ombra del gigante potrebbe sembrare un vezzo da star, ma è probabile sia più una necessaria affermazione d'identità quindi, un boccata d'ossigeno, seppur cupa. Se nella prima collaborazione col duo Soulsavers, Gahan aveva prevalentemente ricoperto il ruolo di guest-vocalist di lusso e autore di testi, in "Angels & Ghosts" il suo contributo sembra assumere un peso ancora maggiore, come si evince dai nomi riportati in copertina e soprattutto dall'ascolto dell'album.
L'inziale "Shine", elettronico spiritual dall'incedere estatico, riporta subito alla mente le tonalità di "Songs Of Faith And Devotion" che del periodo più buio di Gahan ne era stato, guarda caso, colonna sonora. Tuttavia anche stavolta i Soulsavers ci tengono a non voler apparire come dei Depeche di serie B, nonostante il cantante in condivisione, e orgogliosi delle loro radici più electro-folk, consolidate da anni di carriera e altre collaborazioni illustri, rivestono nuovamente la voce del frontman con sonorità più calde e tradizionalmente blues-rock.

L'intenzione ben si sposa col senso di religiosa redenzione che si respira brano dopo brano, e anche se questi non sempre riescono a trovare il giusto slancio, trattenuti dal mestiere (fin troppo vetuste "Tempted" e Don't Cry" e eccessivamente dolciastra la sviolinata di "One Thing"), con "You Owe Me" e il singolo "All Of This And Nothing", gareggiano a tratti coi gospel febbricitanti dei Bad Seeds più maturi e pastorali, quelli di "Abattoir Blues/The Lyre Of Orpheus". E delicate e accorate ballate come "Lately" e "The Last Time" sono solo meno cavernose ma non meno dolenti di alcuni recenti episodi cantautorali del bardo australiano.
Quando i tre terminano il lavoro con uno spiraglio di fioca luce (non a caso intitolato "My Sun") l'impressione è quella di aver assistito a un onesto confessionale in musica, che certo non brilla per inventiva e più volte pecca di incisività, ma possiede qualcosa di cui i più recenti album dei Depeche Mode erano in larga parte privi, nonostante le intenzioni: un'anima.

19/12/2015

Tracklist

  1. Shine
  2. You Owe Me
  3. Tempted
  4. All Of This And Nothing
  5. One Thing
  6. Don't Cry
  7. Lately
  8. The Last Time
  9. My Sun




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