El Vy

Return To The Moon

2015 (4AD)
indie-rock, art-pop

Se non fosse stato per gli Pfarmers di Bryan Devendorf e Danny Seim, si sarebbe potuto dire almeno che questo era il primo progetto “laterale” che coinvolgesse membri de The National e dei Menomena. Purtroppo non si può dire neanche questo, perché gli El Vy di Matt Berninger e Brent Knopf suonano come uno stanco, piccolo progettino hipster, il consueto rant baritonale del biondo cantante accompagnato dal frammentato post-punk schizoide del rampollo fondatore dei Ramona Falls.

Con rumorini glitch-osi e finti xilofoni, si sviluppa lo smangiucchiato college-rock da bordo piscina di “I’m The Man To Be”, mentre gli arrangiamenti per chitarra e sezione ritmica di Knopf (niente di nuovo da quando dieci anni fa usciva “Apologies To The Queen Mary”) tolgono almeno un’ambientazione riconoscibile e suggestiva al blaterare inconfondibile di Berninger (“Sad Case”), arrivando a eccedere nel funky da stadio della title track. Lo stesso vale per l’arrangiamento schizofrenico delle dinamiche classic blues-rock di “Need A Friend” e “Silent Ivy Hotel”.

Per il resto, la scrittura di Berninger continua in quell’imitazione edulcorata di sé stessa che probabilmente continuerà ad accontentare i fan per molto tempo, trasportandoli invariabilmente  in riparate e notturne scenografie dissolute, come nel ciondolante pop urbano di “No Time To Crank The Sun”, o nella progressione di “Careless”, che ospita almeno una vera e nostalgica interpretazione Berninger-iana, secca e lisa.

Il tutto va contestualizzato rispetto alla fase attuale della carriera di Berninger e dei National, naturalmente. Con la pubblicazione di “Sorrow”, un nastro di sei ore in cui è registrata l’esecuzione ripetuta della canzone omonima (tratta da “High Violet”) all’interno di un progetto del Moma di New York, i National avevano certificato la propria “ascensione artistica” verso uno stato incorporeo di semidivinità musicale giustificato forse più dalla fama, che dalla propria traiettoria artistica – per i più intransigenti, già in picchiata dall’apice di “Boxer”.
Così, oltre a queste maratone che uniscono riflessioni e complessi di onnipotenza, cominciano a fiorire progetti estemporanei, utili a “tirare avanti”, facendosi illudere da presunti “nuovi stimoli”, come ha già dimostrato l’esordio degli Pfarmers di quest’anno, ma non facendo altro che dimostrare una senescenza che sarebbe meglio spesa incoraggiando nuove leve, semmai. 

30/10/2015

Tracklist

  1. Return to the Moon (Political Song for Didi Bloome to Sing, With Crescendo)
  2. I'm the Man to Be
  3. Paul Is Alive
  4. Need A Friend
  5. Silent Ivy Hotel 
  6. No Time to Crank the Sun
  7. It's a Game
  8. Sleepin' Light (ft. Ural Thomas)
  9. Sad Case
  10. Happiness, Missouri
  11. Careless


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