Gattuzan

Dolcevita

2015 (Astio Collettivo)
punk-pop, alt-rock

Formati da Andrea Tocci, voce, e Federico Elia Marchetti, chitarra, in quel di Foligno nel tardo 2011, Gattuzan si completano poi con Alessio Del Rosso (basso), Lorenzo Possanzini (synth) e Rinor Marku (batteria), e debuttano con il doppio tentacolare “Dolcevita”.

Il calderone si apre con l’overture del caso, “Ymbalaya” una fantasia alla Who in versione emo. Seguono refrain a tutta birra confezionati in funky ballabili, con cori e tastiere sinfoniche: “Jungle Bells”, “Alain Delon”, “Khabir”, “Alboro”. I migliori sono “Car Of Sex”, uno degli apici, da intro arpeggiata a nenia medievaleggiante, fino ad assumere le fattezze di una ballata civile, e, ancor più devastante, “Cicalò”, con un inizio depresso cui seguita un’esplosione in un grande coro sincopato.
In confronto “Mlq” e “Let’s Go Buy Graves” sono hit a facile presa, ma a queste vanno di certo aggiunte progressioni vertiginose e contagiose come “Faydio”, il mescalero “Olengo” e “Dancing With The Toeflen”, con coda di campionamenti dissonanti.

Più divertente è il labirinto di riferimenti e citazionismi liberi, in un certo senso il cuore pulsante dell’opera. “Ringor Snai” è un duetto in forma di ballata emo-core che cita con fare Zappa l’inno tedesco. “Gober” e il suo inciso di tastiere sono, a preferenza, una versione finalmente raggiante e umana dei Joy Division, oppure un’appendice amatoriale del Bruce Springsteen periodo “Born In The Usa”.
Tocco di classe è “El Poderosso”, un piccolo estratto della compagnia demenzial-cosmica di Daevid Allen. Un latrato alla Tom Waits fa capolino in un disco-pop Bee Gees-iano, “Ivan O’Lights”. Se le più psichedeliche sono “Manuela”, con tifone shoegaze, organo e filastrocca filtrata, l’ancor più stordente “Maria” e la chiusa solenne Syd Barrett-iana “Tom NY”, la creazione più originale (di pugno di Possanzini) è probabilmente “Gnaw”, pastiche di voci, versi e versacci su tempo techno.

Prodotto da Andrea Sologni dei Gazebo Penguins. 80 minuti in due parti - ricavati da un insieme di 90 canzoni - “Roof Garden” e “Hollanguilakillah”, ma in un colpo solo sia coerente che contraddittorio. Ha, un po’ celati nelle retrovie, qualche sottotesto latino-spagnoleggiante, voglie di pista da ballo molto più esplicite, e anche un pugno di canzoni acustiche che spaziano da intermezzi spiritosi (“Himmler And Bacon”, “Milkchicken Of Samarcanda”), a cantilene degne di Kramer (“The Concentration Camping”, “Rain”, la rantolante “Aborto” e la maggiore di tutte, “Moses”), a epitaffi dolenti con sottili echi distorti (“Rome”). Video: “Let’s Go Buy Graves” (ma anche un'inedita versione di "Ringor Snai"). Co-prodotto con Phonika e JapPeru.

17/02/2016

Tracklist

Cd 1

 

  1. Ymbalaya
  2. Alain Delon
  3. Himmler And Bacon
  4. Gober
  5. Manuela
  6. God
  7. Ringor Snai
  8. Wannabe Down
  9. Car Of Sex
  10. Milkchicken Of Samarcanda
  11. Cicalò
  12. Mata La Paloma
  13. Faydio
  14. The Concentration Camping “Heart”
  15. Mlq
  16. Rome

 

Cd2:

 

  1. Gnaw
  2. Answers
  3. Jungle Bells
  4. El Poderosso
  5. Let’s Go Buy Graves
  6. Rain
  7. Dancing With The Toeflen
  8. Alboro
  9. Maria
  10. Aborto
  11. Olengo
  12. Khabir
  13. Hanna K.
  14. Ivan O’Lights
  15. Moses
  16. Tom NY

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