Nessuna novità di rilievo per questo nuovo lavoro di Maurice De Jong, se si esclude la scelta di affidarsi a una produzione ancora più asfissiante, capace di trasformare le partiture del musicista olandese in veri e propri muri di suono che si risolvono, a cominciare dalla miasmatica “Lick The Poison From The Cave Walls”, in alcune delle partiture più dense della sua carriera.
Ascoltare un disco firmato Gnaw Their Tongues significa sempre precipitare nel bel mezzo di un incubo popolato dalle nostre più terribili angosce, finendo per restare intrappolati tra rimbombi di basso che si stagliano imperiosi sullo sfondo dell’inferno, urla disperate e squarci sanguinolenti di puro terrore metallico. Se i legami con la sua formazione black-metal emergono con maggior trasparenza nel continuum in blast-beat della title track e nel grandguignol minaccioso di “Up Into The Heavens Down Into The Circles Of Hell”, altrove la sua doodmuziekjes assume forme torturate e sempre più mostruose, come in “Through Flesh” (propulsa da un vigoroso tappeto martial-industrial), tra le magniloquenti collisioni di “The Holy Body” e “And They Will Be Cast Out Into Utter Darkness”, brani in cui le linee spesso improvvisate del basso, suonato come se fosse una chitarra, dichiarano apertamente l’amore di De Jong per i greci Necromantia.
Le tensioni sinfoniche della sua musica sono, invece, più accentuate nell’incubo, a metà tra l’agonia di Lucifero e la sonorizzazione di una colossale catena di montaggio, di “From The Black Mouth Of Spite”.
Pur essendo un disco dignitoso, “Abyss Of Longing Throats” conferma, in ogni caso, un momento di stallo nell’ispirazione di De Jong, messa a dura prova anche dalla volontà del Nostro di cimentarsi in progetti sempre nuovi e diversi.
13/09/2015