Guy Garvey

Courting The Squall

2015 (Polydor)
art-pop

Il faccione di Guy Garvey, con tutto il profilo della mascella esposto crudamente all’osservatore, è la migliore presentazione, in effetti, dell’esordio solista della Voce degli Elbow – un maiuscolo meritato ma che sembra sancito dal tono un po’ “classico” di questo profilo imperiale.
L’uomo di Manchester sostiene di aver voluto dare voce a canzoni non adatte alla band di origine, ma diventa difficile credergli nell’assaggio del pop forbito e grandioso di “Courting The Squall”.

Sospeso in un'aura di algida nobiltà artistica, il disco inscena un monologo in cui Garvey si cimenta in un primo piano costante – nonostante la presenza dei suoi “musicisti preferiti al di fuori degli Elbow”, dagli I Am Kloot a The Whip – che diventa piuttosto greve, per l’autoreferenzialità, ad esempio nell’aereo accompagnamento di arpa della title track o nel tango da galleria d’arte di “Yesterday”.
Diventa così fondamentale perdersi nell’intonazione impeccabile, nella dizione carezzevole del cantautore inglese, sorseggiandone distrattamente le accennate note floreali (“Juggernaut”), per non essere sopraffatti dalla noia.

In questa degustazione per anime annoiate, appunto, risiede tutta la tracotanza artistica di Garvey: sembra che in fondo basti imbastire una scenografia vagamente arty (il groove monotono della sezione ritmica, gli sfarfallii di pianoforte in sottofondo di “Unwind”), abbozzare una melodia rigorosamente non lineare, per lasciarsi andare a lunghi, estenuanti sbrodolamenti vocali. Ciò che ne risulta, in fondo, è solo una goffa autoparodia.

05/11/2015

Tracklist

  1. Angela’s Eyes
  2. Courting The Squall
  3. Harder Edges
  4. Unwind
  5. Juggernaut
  6. Yesterday
  7. Electricity
  8. Belly Of The Whale
  9. Broken Bottles And Chandeliers
  10. Three Bells

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