High On Fire

Luminiferous

2015 (E1)
stoner metal, thrash metal

Prendete i timbri di chi lo stoner-doom lo ha inventato, la chitarra di Matt Pike degli Sleep, prendete la velocità del thrash e unite tutto a un’attitudine che è l’equilibrio perfetto tra il mefistofelico dei Venom e l’incazzato dei Motorhead: questa è la ricetta che porta avanti da sette dischi il trio più roccioso d’America, gli High On Fire.
Ci si potrebbe chiedere come si possa produrre qualcosa di originale, considerando il genere in questione e che la vetta in termini di scrittura e varietà è stata raggiunta nel terzo album, quel “Blessed Black Wings” che è difficile escludere da una qualsiasi top ten metal dei Duemila. Ma al buon Pike non si chiede certo di innovare a questo punto della carriera, l’importante è che nei suoi cinquanta minuti di disco dimostri di non aver allentato il tiro da biker strafatto di acidi.


Perché questo fanno gli High On Fire, biker-metal. E “Luminiferous” non tradisce la tradizione, aggredendo l’ascoltatore per tutta la durata con una valanga magmatica di distorsioni, doppia cassa e riffoni doom-Sabbath-iani alternati a cavalcate thrash. Si parte in quarta con “The Black Plot”, ed è subito un ritornello memorabile. “Carcosa” è uno dei pezzi più forti della tracklist, un monolite stoner di sette minuti dall’incedere costante e inesorabile: una marcia attraverso la città immaginaria del titolo, tratta dall’universo letterario lovecraftiano. Sin dai tempi di “The Call Of Ktulu” dei Metallica, il Solitario di Providence ha fornito un pozzo senza fondo di visioni orrorifiche per i testi dei metallari americani. A precipitarci definitivamente nell’abisso è la voce di Pike, un ruggito da dinosauro con la tracheite; in un certo senso, più violento della maggior parte dei tecnici del death-growl. 


Si prosegue con “The Sunless Years”, che mette in evidenza l’ottima sezione ritmica e la tecnica del nostro alla chitarra solista, e “Slave The Hive”, una sfuriata trash, per arrivare al cuore pulsante del disco: l’entusiasmante “The Falconist”, un mid-tempo che coniuga, nella migliore tradizione heavy, l’epica con l’oscurità. Si staglia poi, tra “The Dark Side Of The Compass” e la title-track, “The Cave”, che parte in stile desert-Kyuss, con voce e chitarra atmosferiche ed effettate, per poi deflagrare in un impeto di malvagità e proseguire con la tipica alternanza piano-forte per sette minuti; un pezzone. “Luminiferous” è il brano più incazzato del disco, velocissimo e urlato a squarciagola. Chiude il tutto “The Lethal Chamber”, pezzo sludge minaccioso ed interminabile arrivati a questo punto, quasi nove minuti!


Un disco che non tradisce gli affezionati del panzone tatuato Matt Pike e non può deludere chi va periodicamente in cerca di una bella dose di ignoranza metallara. Tutti gli altri si tengano alla larga, non è certo musica per spiriti sensibili!

27/08/2015

Tracklist

  1. The Black Plot
  2. Carcosa
  3. The Sunless Years
  4. Slave The Hive
  5. The Falconist
  6. The Dark Side Of The Compass
  7. The Cave
  8. Luminiferous

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