John Chantler

Still Light, Outside

2015 (1703 Skivbolaget)
ambient-drone, electroacoustic

Se c'è una parola che può riassumere il variegato percorso di John Chantler, quella è concretezza. Nei suoi svariati lavori e nei suoi tanti progetti, che lo hanno visto transitare attraverso paesaggi sonori, esplorazioni analogiche dense di nostalgia, tessiture digitali e studi sull'essenza dei suoni inorganici, Chantler ha sempre evitato con attenzione di sfociare nell'astratto. La sua è un'arte sonora che ha sempre approcciato la materia per direttissima, sezionandola e mettendone in luce i lati più nascosti e contrastanti, descrivendola con minuzia di particolari, rappresentandola nella maniera più fedele possibile.

Con questo “Still Light, Outside”, per certi versi, quanto appena detto sull'artista australiano va per lo meno integrato. Quasi a prendere spunto dalla svolta di cui l'amico Lawrence English è stato protagonista l'anno scorso con “Wilderness Of Mirrors”, anche Chantler sconfina qui in un mondo totalmente nuovo e decisamente più legato all'interiorità. I suoni di cui si compongono le quattro digressioni del disco sono, per diretta conseguenza, decisamente inediti rispetto alla sua usuale tavolozza, e condividono proprio con l'ultimo English l'interesse per l'impatto sonoro e l'aura sacrale-liturgica del soundscape.

Anche in seno a questo nuovo approccio, però, il lavoro di Chantler si distingue in maniera netta da quello del connazionale, presentandosi nella forma di uno studio diretto sul suono e sulla sua percezione, senza alcun tramite concettuale a generare l'ispirazione. Protagonista qui è dunque un organo da chiesa, un po' alla maniera di “Ravedeath, 1972” di Tim Hecker, benché qui manchi pure l'impianto evocativo che aveva glorificato il capolavoro del canadese. Al suo posto un'esperienza diretta a trecentosessanta gradi con il suono dell'organo, ora puro ora sottoposto a un trattamento a base di feedback e distorsioni in grado di generare strati di droni vibranti e tesi.

Il risultato è una collezione di urti dall'intensita sonica spaventosa, che un normale impianto stereo fatica a convogliare per intero, in una delle esperienze più spettacolari e coinvolgenti degli ultimi anni di musica atmosferica. L'introduzione della title track regala i primi nove minuti di scosse e scintille all'interno di un abbraccio sonoro sensazionale, in grado di avvolgere l'intero fisico in un muro di vibrazioni. Oltre ai (comunque marcati) richiami all'ultimo English e a Hecker, le stratificazioni dell'Oren Ambarchi più saturo si fanno strada plasmando un soundscape (in tutti i sensi) da capogiro.

Nelle tre parti di “The Long Shadow Of Decline” all'approccio diretto, spontaneo e immediato della title track si sostituisce uno studio più complesso e preciso, volto a ricostruire nel dettaglio due diverse modalità di fare esperienza sonora dell'organo. Così il primo terzo gioca sulla natura di oggetto dello strumento mettendone in luce le componenti materiali e muovendo verso territori concrète. Il secondo, invece, si concentra sulle armoniche prodotte attraverso le canne e le riporta quasi integralmente in un vortice caloroso di straordinaria intensità, prima che nel terzo i due soundscape si ritrovino riuniti, con l'organo “suonato” da entrambe le prospettive.

Forse l'opera più avventurosa di Chantler, “Still Light, Outside” colloca per la prima volta l'artista australiano all'interno di un trend sonoro ben preciso, ovvero quello che sta riportando l'interiorità al centro del discorso artistico sull'ambient music. A quest'ultimo, però, il numero due di casa Room40 regala qui un punto di vista nuovo, che mantiene un coerente legame con la sua personale e caratteristica modalità di approcciarsi alla sound art attraverso la realtà materiale. Un tassello che mancava e arriva grazie a un album sopraffino, fra i più intensi di questo 2015.

16/09/2015

Tracklist

  1. Still Light, Outside
  2. The Long Shadow Of Decline Part I
  3. The Long Shadow Of Decline Part II
  4. The Long Shadow Of Decline Part III

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