Linden

Dio benedica la Scozia: questo è il leitmotif che va scritto anche sui muri perché la fiamma del pop delle Highlands e dei fiordi e dei Loch e delle isole non si esaurisca mai. Pupillo di Edwyn Collins, John McAlinden, per gli ascoltatori solo Linden, giunge al secondo album, ideale prosecuzione, nel solco dei Teenage Fanclub, di “Bleached Highlights”, il suo esordio.
Gli slanci melodici, gli accordi aperti in maggiore di “Grand Prix” risuonano infatti anche in questo “Rest And Be Thankful” (la title track, per dirne una), titolo così spiegato da John: It was inspired by a mountain pass I drive over every time I travel to and from civilisation. REST & BE THANKFUL are the words inscribed on a stone near the junction of the A83 and the B828, placed there by soldiers who built the original military road in 1753. The original stone fell into ruin and was replaced by a commemorative stone at the same site. The section is so named as the climb out of Glen Croe is so long and steep at the end that it was traditional for travelers to rest at the top, and be thankful for having reached the highest point. I know how they feel.

La dolcezza dell’incarnazione Love-iana dei Teenage, i Lightships, è la più in tono con questo disco (“Window Pane”, “I See”), e Linden è bravo a sfumare le sue influenze e l’impatto prettamente chitarristico con arrangiamenti per fiati e stacchi soul – oppure spingendo il cuore oltre l’ostacolo con l’interpretazione vocale (“Pull Me Round Again”) o con un arrangiamento soul-pop che strizza l’occhio al mainstream (“Short Worm”).

Certo, il confronto con i riferimenti è arduo: manca in “Rest And Be Thankful” qualche pezzo davvero killer, ma lo spirito del disco continua a renderlo degno di più di un ascolto. Forse più importante per ricordarci che un certo modo di intendere la musica e l’arte, una libera e infantile espressione di sentimenti universali, che come opera in sé, però.

26/06/2015