Monty Adkins

Borderlands

2015 (Audiobulb)
chamber, process-generated

Il nuovo progetto del sound artist britannico Monty Adkins, successivo a lavori che seguono le orme di Morton Feldman come “Five Panels” (2009) e “Four Shibusa” (2012), è una colonna sonora per un’installazione interattiva commissionatagli dallo sperimentale IOU Theatre di Halifax. Ne risulta “Borderlands”, un brano di 37 minuti per ambience digitale e cello polifonico riprocessato, incluso poi nell’eponimo album su Audiobulb.

Con la sua atmosfera d’inerte cordoglio, è un lungo adagio di sospiri sfumati in pause rarefatte, fatto d’idee perfettamente tonali e neoclassiche, che anziché rifarsi alla letteratura cellistica romantica indietreggiano quasi al gregoriano. A tratti suona vicino alle fredde colonne sonore di Johann Johannsson e Hildur Gudnadottir, ma senza le armonie stratificate del primo né la ricercata improvvisazione della seconda. Sono e rimangono pure fluttuazioni atmosferiche.

Composto di sei panelli formati a loro volta da ventotto figurine melodiche, e sei interludi: Adkins fa sentire appena la sua presenza con vaghi rimbombi e vagiti elettronici che sono illusori tentativi di portare l’opera in una dimensione superiore. Protagonista assoluto rimane il violoncello di William Mace, e l’opera è in effetti un raffinato recital strumentale più che una pièce di ricerca. Un adagio del Morricone di “C’era una volta in America” che non inizia mai la sua melodia mozzafiato e preferisce cercare lungamente, e cupamente, la trascendenza. Ispirato da un testo di Deborah Templeton sugli stati liminali di coscienza.

06/02/2015

Tracklist

  1. Borderlands

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