Mulllr

Già membro di Motoro Faam e Reshaft, il novello Brian Eno nipponico Ryuta Mizkami si presenta con le sue opere soliste a nome Mulllr. I 36 minuti di “init” e i 48 minuti di “piano.join.call” lo pongono alla testa dei compositori di paesaggi sonori delicati e rumorosi allo stesso tempo. “Workers” è invece erede dell’altro fronte stilistico di Mikzami, inaugurato con “For Minus Four Nine” (2014): il beat aleatorio.

Ne risulta un poema elettronico svirgolante Morton Subotnick-iano, ovviamente filtrato dall’estetica del post-hip-hop, da Prefuse73 al sampling di Dj Shadow. E’ un tifone di beat e brandelli di campioni che, nella sua ora scarsa di durata, ha rare pause e qualche sparuto picco di atroce non-musica.
Talvolta il battito è triturato e lanciato a mitraglia (“and Son of the Dentist”), mentre altre volte prevale l’atmosfera, pur sempre passata al punching ball (“and Late Rising”) e al cut-up ad oltranza.
Versacci alieni filtrano qua e là, specie nelle consecutive “and Unproductive Debate” e “and Snoozing”. La frenesia vaneggiante poi continua fino alle voci cosmiche e alla deflagrazione di “and Night in the Forest” e “and Light Sleep”, e fino a un doppio arcano epilogo.

Concept pseudo-industrial sulla giornata lavorativa in ufficio. Ne evoca, infatti, il caos asettico, l’insensatezza meccanica, l’esaurimento nervoso incastonato nei gesti ripetitivi. La sua tecnica automatica racchiude in realtà un ricettario di tecniche digitali, praticamente tutte, in una sorta di remix senza fine. Prima sua uscita fisica, una cooperazione tra la viennese Comfortzone e la giapponese Progressive Form.

07/11/2015