Le canadesi No Joy, le due chitarriste e cantanti Jesamine White-Gluz e Laura Loyd, debuttano con il singolo “No Summer”, loro anthem, una “Louie Louie” fantasma. Il primo album “Ghost Blonde” (2010) è shoegaze-pop angelico che, comunque, annovera anche brani da purosangue come “You Girls Smoke Cigarettes” e il drum’n’bass cacofonico del nuovo singolo “Hawaii”.
Passata qualche uscita corta (soprattutto i 6 minuti di “He Cried” in uno split del 2011 con Marnie Stern), il secondo “Wait To Pleasure” (2013) aggiunge sia una produzione d’alto profilo che una carica hard-rock post-Breeders. Il duo raggiunge in un sol colpo un apice distruttivo (“E”), un apice melodico (“Slug Night”) e un apice psichedelico (“Prodigy”). Poi, purtroppo, la componente leggera e passatista trascina la seconda metà del disco in un piano inclinato verso il dream-pop più dozzinale.
Questa deriva è anche matrice di buona parte del successivo “More Faithful”. “Remember Nothing” si adagia nel revival del noise-rock. “Everything New”, “Moon In My Mouth” e il quasi-raga in “I Am An Eye Machine” sono ancora più rilassate e, praticamente, new age.
Almeno “Burial In Twos”, nella sua schizofrenia tra elettronica e ritmo rimbalzante, rilascia un genuino epos, e dà anche il la al balletto distorto post-psichedelico di “Corpo Daemon”. Sempre sul fronte di una confusa sperimentazione stanno anche “Chalk Snake” e il motivetto ye-ye disciolto in un ingenuo foxcore di “Rude Films”, ma ancor più esilarante (e pure ridicolo) è “Judith”: con un po' di fantasia, Enya che fronteggia i Kiss.
Risultato di session sfiancanti e isolate dal mondo volute da Jorge Elbrecht, collaboratore di Ariel Pink, spalleggiate dall’ormai fido batterista Garland Hastings (con loro dai tempi di “Wait To Pleasure”) e il nuovo bassista Michael Farsky (già con i Dirty Beaches). Tecnica elevata e rifiniture a dismisura, tanto sforzo solamente per portare la distorsione in secondo piano ed esaltare il vocalismo delle due, risaputo, senza troppa vita. Un pasticciaccio che ha del fascino e che, se non altro, cerca di declinare un verbo in più per uno dei generi più abusati e massacrati di sempre.
08/07/2015