Omar Souleyman

Bahdeni Nami

2015 (Monkeytown)
techno-dabke
6.5

Due anni sono già trascorsi dall'hype e dall'euforia generalizzata (o generalista) che accolsero "Wenu Wenu" come uno dei casi più atipici e incensati dei circuiti indie e festivalieri europei dell'ultimo lustro. Omar Souleyman ha cavalcato e orientato a suo favore la congiuntura di un mercato musicale atrofizzato, annoiato e imploso nella rapidità disarmante con cui le tendenze stilistiche si alternano e si annullano a vicenda al passo dei diktat del social-networking.
Con auto-ironia e ingegno, il siriano col turbante riempiva un gap significativo nel reiterarsi delle mode alternative, concedendo una mole considerevole di materiale che si incastrava con la sopita necessità di esoticismo ed estasi collettiva, praticamente assenti dai canali mediatici più o meno di punta dai giorni gloriosi della world music. In tutto questo, Souleyman si è trovato appioppato un ruolo a volte frainteso come semi-caricaturale, che gli appartiene solo in minima parte: la sua musica è muscoli, rumore e saturazione nella stessa misura in cui le sue strutture sono in realtà semplici, calorose e genuine, ma non per questo poco ambiziose.

Proprio a conferma della natura di ricerca in cui, nell'ottica del siriano, si inserisce anche questo suo secondo lavoro occidentale, "Bahdeni Nami" tenta di andare oltre le (ottime) tracce "dance-oriented" di "Wenu Wenu". La scaletta si compone questa volta di solo sette numeri, per lo più lunghe suite che concedono uno spazio più generoso a sviluppi strumentali, mentre per la produzione Souleyman smista il lavoro tra il riconfermato - e sempre preziosissimo - Four Tet, Gilles Peterson e i Modeselektor, presso la cui etichetta (la Monkeytown Records) il lavoro viene pubblicato.

Dopo la melanconica intro di "Mawal Menzal", che lascia già trasparire il mutato trattamento in studio, il disco apre nuovamente su un numero Souleyman/Hebdan, l'omonima "Bahdeni Nami", trascinata in upbeat dal solito, efficacissimo gioco elettro-percussivo, su cui si stendono più verbosamente le tastiere acidissime di Souleyman e Said e gli sporadici monologhi di baglama.
“Tawwalt El Gheba” vanta invece l'elegante produzione di Peterson, dai toni più ricercatamente minimal e finanche “black”, pur riservandosi di lavorare interamente con il materiale servito da Souleyman e fedeli, consegnando quello che è probabilmente il pezzo tecnicamente più interessante in tracklist.
Scolastico, se non grossolano, invece, il lavoro a firma Modeselektor, che si limita a tirare fuori due lunghe tracce techno, in cui ritroviamo diluiti con poca fantasia tutti gli elementi stilizzati del nostro, indulgendo sulla geometria piuttosto che sulla sensibilità ritmico-melodica. Decisamente meglio, a questo punto, “Darb El Hawa”, perfetto numero di vibrazioni, sentimento e trance mediorientale messo assieme con il turco Saygin Özatmaca.
Del tutto soprassedibile, infine, lo spinto remix di Legowelt che chiude l'album.

Senza dubbio “Bahdeni Nami” sconta in maniera severa l'eccessiva dispersione di input, energie e finanche intenzioni di Souleyman e dei tanti collaboratori. Ciascuno dei nomi coinvolti sembra procedere con in mente una propria idea di souleyman-sound, con poco riguardo verso una qualche visione d'insieme significativa. Quando c'è intesa (“Darb El Hawa”, “Tawwalt El Gheba”, la title track), “Bahdeni Nami” convince e cattura meravigliosamente, figurando con piena dignità al fianco del più acclamato predecessore e delle primissime produzioni su mc del musicista. Quando invece l'operare è più di testa e di macchina (le produzioni “kraute”) il risultato è ben più modesto, stanco e, in definitiva, dimenticabile. Problema, questo, inevitabile in un lavoro tanto eterogeneo, commissionato e così poco messo a fuoco.

In altre parole, prendendo in prestito una tipica espressione d'Albione, il risultato inevitabile da troppi cuochi che rovinano un brodo.

02/08/2015

Tracklist

  1. Mawal Menzal
  2. Bahdeni Nami
  3. Tawwalt El Gheba
  4. Leil El Bareh
  5. Darb El Hawa
  6. Enssa El Aatab
  7. Bahdeni Nami (Legowelt remix)