Ought

Sun Coming Down

2015 (Constellation)
post-punk, art-rock

Citare i Television ogni qual volta si parla degli Ought è ormai naturale, ma il paragone stilistico non è in questo caso ingombrante o sminuente, sono più le direttive sonore e l’originalità della proposta il vero punto in comune tra le due band.
“Sun Coming Down” è il secondo album del gruppo, formato a Montreal da tre americani e un australiano sfuggiti dalle loro terre d’origine, una dichiarazione d’autonomia ancor più intensa e coesa di “More Than Other Day”, e più attigua alla loro notevole attività concertistica.
Il merito principale è quello di aver riportato l’ortodossia sonora in un panorama sempre più edulcorato dove il termine "post-punk" suona come una resa incondizionata al verbo del politically correct.

Tim Beeler Darcy è senza più alcun dubbio l’erede dei grandi poeti del rock, ogni sua parola risuona come un proiettile in cerca di preda, ed è la sempre più evidente urgenza lirica dei suoi testi il punto nodale dal quale si sviluppa il suono più corrosivo e tribolato del nuovo capitolo su Constellation.
Sono otto canzoni dove potete trovare alcune delle migliori intuizioni chitarristiche degli ultimi anni, ed è ovviamente la voce l’altra protagonista indiscussa di “Sun Coming Down”: nervosa, quasi ostile capace di metter insieme dissonanza e armonia nella miglior tradizione punk, con un controllo emotivo che sembra smorzare in gola le frasi più toccanti per sviscerarne tutta l’energia e l’asprezza.

Tre gioiellini e cinque pezzi superbi confermano tutto quello che gli Ought hanno messo non solo su disco ma anche quello che hanno portato in giro nelle loro esibizioni live, musica incendiaria ricca di note da far ardere, come l’ipnotica “Passionate Turn”, una ballata viscerale che mette insieme la grinta dei primi Rem e l’energia dei Sonic Youth, o la più nervosa “Celebration” dove sembra di scorgere il fantasma di Iggy Pop dietro le quinte di una band di no-wave: accordi taglienti e netti e riff che diventano il substrato quasi ambient sul quale le parole scorrono senza paura di sporcarsi e sporcare.
“The Combo” è il punto più estremo del nuovo album degli Ought, una sferzata che ironicamente è l’episodio più prevedibile del progetto, ma nello stesso tempo una di quelle canzoni che in un qualsiasi album di una next big thing suonerebbe come un capolavoro.

Appare sempre più chiaro che nel loro andare indietro nel tempo i quattro musicisti hanno preso coscienza delle radici di quel punk che si agitava in forma più grezza nell’esordio, violando il “White Light White Heat” dei Velvet Underground per tirarne fuori devastanti capolavori di suoni come “Sun’s Coming Down”, che evidenzia la maggior intrusione di feedback rispetto al passato.  
C’è un urgenza nel nuovo Ought che non è frutto di una strategia produttiva, sembra che la band avesse la necessità di tirar fuori tutta quell’energia che era fuoriuscita dal loro impatto con il pubblico dopo l’acclamato esordio, ed è infatti subito forza pura già dalle note dell’iniziale “Men For Miles”, dove Mark E Smith e i Talking Heads si tengono per mano ricordando i giorni migliori, quando la monotonia lirica evocava immagini in movimento e passione pura.

La bellezza che trasuda nel nuovo progetto degli Ought non è rassicurante, il suono netto e vivo degli strumenti e della voce richiama in vita quell’urgenza e quella disperazione generazionale che riuscivano a rompere le barriere geografiche.
Quello che spesso manca ad album del genere è la presenza di quel brano che vada oltre la ragion d’essere stilistica, ovvero quell’intuizione che possa condensare il fragore poetico dei testi, il cantato quasi spoken-word, il minimalismo corrosivo di basso e chitarra, ma la magia è a portata di mano, anzi d’orecchio: Tim Beeler Darcy trasforma definitivamente il suo canto in un sospiro lasciando scorrere un lirismo degno dei migliori songwriter, che si distende su una delle canzoni più fisiche e viscerali della band, una travolgente e caleidoscopica “Beautiful Blue Sky” edificata su soli due accordi che per otto minuti suonano più rivoluzionari e coinvolgenti di un intero album degli Sleaford Mods.
“Sun Coming Down” è non solo un passo avanti per la band di Montreal, ma un album cult destinato a diventare un future classic.

01/10/2015

Tracklist

  1. Men For Miles
  2. Passionate Turn
  3. The Combo
  4. Sun's Coming Down
  5. Beautiful Blue Sky
  6. Celebration
  7. On The Line
  8. Never Better




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