Susie Asado

State Of Undress

2015 (Pop Up Records)
art-rock, pop

Dietro il titolo della famosa poesia di Gertrude Stein si cela da anni la figura di Josepha Conrad, musicista della scena alternativa tedesca, autrice di un cabaret-folk intelligente e originale, dotata di una voce vellutata ma allo stesso tempo energica.
Concepito come un collettivo artistico, il progetto Susie Asado vede avvicendarsi musicisti e vocalist il cui contributo è non solo in fase esecutiva, ma anche compositiva e creativa. L’arrivo di Alicja Adamczyk porta a tre le presenze femminili (l’altra è Ariel Sharratt) concentrando ancor più la musica sul suo valore simbolico e concettuale.

Le canzoni non avevano in origine un filo comune, ma col tempo Josepha Conrad ha sviluppato l’album concentrandosi su un’altra sua passione, ovvero la fotografia e la curiosa e costante ricerca d’immagini di uomini al lavoro, protagonisti di un mondo fantastico dove il venditore di palloncini, il gelataio e il muratore sono gli eroi, in un racconto che mette insieme la follia visionaria di Tom Waits e la femminilità di Marlene Dietrich.
Atmosfere teatrali, incastri lirici e armonici in cui le pause e i silenzi valgono più di un suono o di una parola, un minimalismo estratto dalla musica tradizionale che si trasforma in un equilibrio apparentmente fragile: queste sono le impressioni più vivide che comunica “State Of Undress”, quarto album per Susie Asado.
Ukelele, violino, basso e chitarra classica reggono il filo sonoro-spinato dove armonie minimali, canto recitato e improvvise diluizioni di romanticismo si attorcigliano e si avvinghiano con struggente disincanto.

Si tratta di canzoni scritte su una manciata di note, a volte quasi inesistenti come nella litania per violino, ukelele e voce di “Under Under”, o perigliosamente vicine al gothic-folk nella intensa tetralità di “The Photographer”. Così accade che una linea di basso cupa e ossessiva scorti il lungo elenco di desideri espressi nella title track, mentre l’ukelele prova diperatamente a donare dolcezza al gelido cinismo del testo.
La materia prima di “State Of Undress” non è la fisicità, il corpo, ma i resti: le ossa di una rappresentazione musicale-teatrale dove poesia e danza confluiscono senza cercare verità o risposte, ma solo nuovi punti di vista. E' uno schiaffo alla moderna concezione di fruibilità musicale, tutto è costruito per catturare un’attenzione profonda e non distratta: anche il delizioso scioglilingua pop di “This Is Not Rain” giace flebile e scarno, e il più denso incedere di “Photo Booth” preferisce i dettagli alla sontuosità di un arrangiamento.

Un album di canzoni più simili a un photo-frame che a un vero e proprio racconto, a tratti ostico e sfuggente (“Blu Blu”), desueto (“Zebra Stripes”), barocco e classicheggiante ("Citizen"), fragile (“Dear Karl-Heinz”), ma mai superfluo.
Il quarto capitolo a firma Susie Asado è un intelligente antidoto alla superficialità.

23/10/2015

Tracklist

  1. State Of Undress 
  2. This Is Not Rain 
  3. Citizen 
  4. Photo Booth 
  5. Under Under 
  6. Dear Karl-Heinz 
  7. Watching TV 
  8. The Photographer 
  9. Talk To Strangers 
  10. Zebra Stripes 
  11. Blu Blu


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